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Wedding planner: un servizio, non un lusso

27 Luglio 2011 by Barbara 17 commenti

Oggi, mentre mi regalavo i miei 10 minuti di navigazione (ci vuole un isolamento digitale, per concludere certi progetti, ho scoperto), sono incappata in questo bellissimo post di una collega statunitense: What exactly DOES a wedding planner do? [che cosa fa una wedding planner in pratica?!]

Ve ne riporto alcune parti, parafrasandole liberamente, perché riprendono un mio intervento sull’argomento. Mi era capitato che in rete, in uno spazio comune, una donna (sicuramente ben intenzionata) argomentasse che i wedding planner sono snob esosi e presuntuosi, che svolgono un mestiere inutile imponendo eventi dispendiosi e di pessimo gusto agli sposi. La sua argomentazione era che chiunque può organizzarsi un matrimonio migliore da sé. La mia era che io, come molti colleghi, svolgiamo un servizio non indispensabile ma utile. Non per tutti ma per coloro che lo desiderano. Sostenevo inoltre che ci sono persone che a volte si fanno la tinta in casa (io, per dirne una), persone che si depilano con cerette a freddo domestiche (sempre io, quando non ho tempo di prendere appuntamento), ma che nessuno si sogna di dire che parrucchieri ed estetisti sono parassiti inutili (tanto meno io, che sarei persa senza Rosario e Betty!). Lei ribatteva che il paragone non reggesse.

Be’, con piacere leggo Ang Jandak proporre un ragionamento simile. Ang ci spiega che un wedding planner:

– produce un servizio, che gli sposi potrebbero certamente produrre da sé, come possono cambiarsi l’olio della macchina e ripararsi un rubinetto. Però, assumendo un wedding planner, si pagano il beneficio di avere qualcun altro che se ne occupi;
– è neutrale, non ha legami di parentela o amicizia con i parenti e gli amici degli sposi, quindi può permettersi di farsi portavoce di scelte impopolari, e gli sposi possono usarla proprio come parafulmini (quante volte, ai miei sposi, suggerisco di dare la colpa a me, per esclusioni o strane scelte di fornitori!) liberandosi di sensi di colpa e pressioni parentali;
– mantiene le distanze e ha una visione d’insieme che le permette di dare il giusto peso a ogni dettaglio, gestendo ogni elemento in base a criteri rigorosi di priorità e importanza;
– non è un ospite, quindi non è presente per godersi la festa, ma per far sì che questa funzioni!
– è l’intermediario degli sposi, il cuscinetto che filtra i piccoli drammi (per i quali altrimenti si richiederebbe l’intervento degli sposi) e li risolve prima che chiunque se ne accorga;
– organizza altri matrimoni oltre al vostro. Questo significa che se anche un fornitore qualsiasi può pensare di provare a fregarvi (perché tanto non vi sposerete una seconda volta), difficilmente lo farà in presenza di un wedding planner che potrebbe portargli altri clienti… o più nessuno;
– lavora nel migliore interesse degli sposi, perché è da loro che è pagata, sta sul collo ai fornitori perché diano il meglio di sé, risolve i problemi prima quasi che appaiano, vi aiuta a ottenere il massimo dalle vostre risorse, perché la vostra soddisfazione è la sua missione.

In breve: avete bisogno di una wedding planner a tutti i costi? No, ovviamente, ma potreste desiderare di assumerne una.

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Categoria: organizzare un matrimonio Tag: consigli, domande, fornitori, priorità, risparmio, wedding planner

Info Barbara

Hi, my name is Barbara and until 2016 I used plan bespoke weddings in Italy as fatamadrina. What I loved best about my job was working with free-spirited couples and in my posts I share insights and advice on planning a unique wedding in Italy.

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Commenti

  1. Lulù dice

    28 Luglio 2011 alle 9:41

    Interessantissimo soprattutto il ruolo di parafulmine 🙂
    L’errore di fondo nel considerare la wp un lusso, sta nel voler a tutti i costi stabilire dei parametri assoluti. Le coppie sono tutte diverse una dall’altra: perché dovrebbero avere le stesse esigenze? E’ ovvio che ciò risulta utile per una coppia, può essere una spesa superflua per un’altra coppia. E il paragone con parrucchiere ed estetista è calzantissimo.

    Rispondi
  2. Le Chat Noir dice

    28 Luglio 2011 alle 11:23

    La fregatura sta qui:è troppo diffusa l’idea che tutti siamo in grado di organizzare un matrimonio da soli. Per la parrucchiera e l’estetista ci rendiamo conto che il risutato che otterremo con lei sarà migliore di quello che otterremmo da sole, con la wedding planner no. Per mie esperienza in tanti matrimoni ho sentito la sposa dire “non vedo l’ora che finisca”. Questo è un gran bel motivo per rivolgersi ad una wedding planner. Alla fine è sempre la coppia che sceglie cosa vuole e cosa no. Che tipi di servizi o meno. D’altro lato mi spiace dirlo non do torto alla signora di cui sopra quando accenna a eventi di pessimo gusto. Questa continua ricerca di stupire e di trovare la soluzione originale spesso si trasforma in mise en place dove sul tavolo c’è posto per tutto tranne che per piatti e bicchieri. E qui mi chiedo quanto conta il buongusto della wedding planner che non deve forzare troppo le cose e quanto quello della coppia che magari desidera proprio quel tipo di evento anche se la wedding planner non lo condivide al cento per cento. Spero di essere stata chiara.

    Rispondi
  3. Fatamadrina dice

    28 Luglio 2011 alle 13:02

    @Lulù, amen (“le coppie sono tutte diverse una dall’altra”) 🙂
    @LeChatNoir sugli eventi di pessimo gusto… be’, siamo tutti (solo) esseri umani 😉 Ci sono i wedding planner che lavorano male, gli sposi che perdono il senso della misura, i fornitori che non danno retta né agli sposi né ai wedding planner… insomma, non è la categoria che fa la differenza, ma la persona (come in tante altre cose, credo).

    Rispondi
  4. Nozzefurbe dice

    28 Luglio 2011 alle 13:41

    Se posso, faccio un po’ l’avvocato del diavolo.

    1) purtroppo la figura del wp è molto, troppo recente e forse anche le prime parrucchiere si saranno sentite dire che non c’era bisogno di loro per farsi i capelli, giacchè erano tutte sempre state capaci di farsele da sè.

    2) molte wp oggi si improvvisano tali e pensano che fare la wp sia solo allestire una confettata e mettere nastri a colore dappertutto. E come per tutti i lavori improvvisati, si tende a spingere affinchè i clienti scelgano tutti le stesse cose….tanto per andare sul sicuro.

    3) essendo, secondo me, i margini di guadagno abbastanza risicati, molte wp tendono a far lievitare il costo del matrimonio, affinchè la loro percentuale sia maggiore e questo porta le coppie a vedere le nozze organizzate da una wp come evento di lusso.

    4) non sempre i soldi sono sinonimo di buon gusto. spesso chi sceglie di farsi seguire da una wp lo fa per ostentazione e si finisce con l’esagerare. e se un matrimonio diventa pacchiano, poi la colpa cade sulla wp, che si mette li a fare da parafulmine.

    Non sono pessimista, penso solo che ci voglia più tempo, in Italia, perchè si riconosca valore al lavoro di una wp.

    Rispondi
  5. Le Chat Noir dice

    29 Luglio 2011 alle 10:22

    Hai ragione Fata. Come in ogni settore c’è chi lavora male e chi no ed è giusto non estendere eventuali demeriti ad intere categorie. Mi interessa molto il tuo punto di vista a proposito di certe situazioni:come si gestisce una coppia di sposi che perde il senso della misura? o che magari si fissa con una location che poco si adegua a quello che è l’intero evento? Insomma, una brava wedding planner deve mettere dei paletti quando è a rischio buongusto e non solo l’intera organizzazione degli eventi? Scusate se sono andata un pò Ot, ma mi faceva riflettere pure Nozze furbe. I soldi non sono sinonimo di buogusto, quindi una wedding planner deve saper dire no pur di non ritrovarsi coinvolta in un matrimonio pacchiano che le rovinerà anche un pò l’immagine.

    Rispondi
  6. Lulù dice

    29 Luglio 2011 alle 10:54

    L’argomento è interessante, non sono una wp, ma posso parlare dal punto di vista del grafico e del fotografo che spesso si trova ad affrontare problematiche analoghe.

    “I soldi non sono sinonimo di buongusto”, è vero, e il bravo “designer” (che si parli di event design, di graphic design, di web design, di interior design, ecc.) è quello che ottiene il massimo risultato con il minimo sforso: ovvero un risultato funzionale all’esigenza del cliente con la minima spesa necessaria, e possibilmente con il minimo impatto ambientale. Un bravo designer ti fa anche risparmiare soldi: è anche per questo che viene pagato, non per vendere bomboniere o album fotografici 🙂

    Credo che la parola chiave sia la “funzionalità”.

    Il “gusto” è opinabile e soggettivo, la funzionalità non lo è. O meglio, la funzionalità cambia di coppia in coppia (nel senso che ogni coppia ha priorità diverse), e il designer non può imporre il proprio gusto, ma può discutere una scelta del cliente se poco funzionale.
    Non vi posso fare esempi legati al mestiere di wp, ma rimanendo nei miei campi di attività, se un cliente mi chiede un biglietto da visita fuori formato, non posso discutere il suo gusto, ma posso obiettare che quel biglietto da visita non entrerà nella maggior parte dei portafogli e quindi sarà perso o gettato via.
    Se una coppia mi chiede foto al Colosseo, non posso dire “no ragazzi, le foto al Colosseo mi fanno schifo” :), ma posso obiettare che mettersi nel traffico romano alle 6 del sabato pomeriggio, soprattutto se la chiesa è all’Eur e il ricevimento è a Ostia, li costringerà a sprecare in spostamenti il tempo che potrebbero impiegare a godersi la festa.

    E così via: un’accostamento di colori non si può definire “brutto”, ma potrebbe essere poco rilassante e non creare la giusta atmosfera.
    Un allestimento non si può definire “pacchiano”, ma si potrebbe dire che distoglie l’attenzione da.. bla bla bla.

    E in ogni caso no, io credo che un designer non dovrebbe mai discutere il gusto del cliente, proprio perché il “gusto” non è un parametro oggettivo.

    Spero che un punto di vista differente possa essere utile 😉

    Rispondi
  7. Fatamadrina dice

    29 Luglio 2011 alle 11:40

    @NozzeFurbe: se crediamo che il mestiere e la funzione di Wedding Planner vadano riconosciuti e in breve tempo, sarà proprio il caso di cominciare a cambiare forma mentis e parlare appunto di ‘persone’ che si improvvisano (perché è il periodo che lo determina, non la professione), che si comportano in maniera scorretta (se è vero che esistono professionisti che fanno aumentare il budget degli sposi per i propri tornaconti) e di clienti che per ignoranza fanno leva su una professione per i motivi sbagliati. La colpa non è del settore, ma dei soliti furbetti, che non a caso di epoca in epoca si riciclano all’inseguimento della professione meno conosciuta nella speranza di poter lucrare su ignari clienti. Se continueremo ad alimentare i dubbi e gli scetticismi del pubblico, invece che fare formazione corretta su come riconoscere un buon professionista (e il questionario che ti ho mandato qualche mese fa potrebbe essere un buon punto di partenza), la situazione non farà che peggiorare.
    @LeChatNoir, Lulù ti ha già risposto benissimo. Diciamo che se una coppia ha un budget di 10.000 euro e vuole un rinfresco sontuoso per 100 persone, con arrivo in elicottero e fuochi d’artificio, la matematica di dice che il senso della misura è andato 🙂 Quando mi capitano sproporzioni tra il budget degli sposi e i loro desideri (ma devo dire che è rarissimo, tra i miei clienti, al massimo finiscono per sforare del 5%, magari perché si innamorano di un vestito più costoso che poi viene regalato dai genitori) uso l’arma del foglio Excel: posti di fronte al conto completo e alla consapevolezza che non ci stanno, capiscono di dover tagliare qualcosa, e lì il consulente è utile nel proporre alternative a costi più contenuti e nell’aiutarli a capire quali elementi possono eliminare perché non poi così importanti. Detto questo non mi sono mai capitati clienti che non sapessero apprezzare le proposte funzionali, o che imponessero dettagli fuori posto (il gusto è veramente soggettivo, e per una cosa è pacchiana quando rompe l’armonia del quadro generale perché non ha un motivo e un senso). Poi credo che un bravo designer sappia presentare anche oggetti ‘assurdi’ in modo tale da farli apparire ‘a posto’, il problema vero è quando al wedding planner viene tolto il coordinamento complessivo e si lasciano teste diverse agire sull’evento senza che ci sia, appunto, coordinamento. Ma il discorso è lunghissimo… anzi, vado a lavorare proprio su questo capitolo del libro, adesso 🙂

    Rispondi
  8. Lulù dice

    29 Luglio 2011 alle 11:54

    { e io ho scritto “sforso” con la S… parliamone… } O_O
    Scusate l’ennesimo commento ma quando l’ho riletto mi sono venuti i brividi 🙂
    Buon lavoro e buon week-end!

    Rispondi
  9. Nozzefurbe dice

    29 Luglio 2011 alle 13:05

    @fata, la domanda sorge spontanea: come si fa a diventare wedding planner senza improvvisarsi tale? Insonna, non ci sono università e corsi di studi para-scolastici riconosciuti a livello Nazionale e che certifichino inequivocabilmente il professionista. La parrucchiera deve avere il diploma della scuola, così come l’estetista e il geometra. Ma il wedding planner, cosa?
    Nella giungla dei corsi per diventare wp, anche questi improvvisati da wp che cercano attività parallele per arrotondare, come fa una persona SERIA e MOTIVATA che vuole avviarsi alla professione?
    La gavetta è praticamente impossibile, giacchè pochissime sono le strutture così grandi da riuscire a prendere in se delle praticanti.

    Insomma….che si fa?

    E poi una piccola nota: chi lo ha detto che un matrimonio pacchiano sia un cattivo biglietto da visita per una wp? Una coppia che sceglie l’abbondanza e l’esagerazione, probabilmente ha una parentela che apprezza e osanna l’abbondanza, l’ostentazione e ha gli stessi, pessimi gusti. E tra questa parentela potrebbe esserci qualche futura sposina che va in brodo di giuggiole alla vista dei nastri glicine DAPPERTUTTO e, mentre osserva la cugina/amica/sorella/vicina di casa giungere all’altare, non farà altro che ripetersi “Quando mi sposo, chiamerò anche io questa wp!”

    Per la serie….anche il cafone vuole la sua parte!!!

    Rispondi
  10. Fatamadrina dice

    30 Luglio 2011 alle 3:59

    @NozzeFurbe: Sandra, la domanda potrebbe essere un buon test per capire se, oltre all’aspirazione di diventare wp, un candidato abbia le capacità/qualità necessarie 🙂 L’organizzazione di matrimoni è una forma di organizzazione di eventi, e per questa materia i corsi abbondano, a livello universitario soprattutto, le agenzie proliferano, sono di grandi dimensioni e ricercano sempre stagisti di buona volontà che vogliono imparare il gioco. Se poi la persona ha veramente voglia di sbattersi, e non di improvvisarsi, capirà che ci sono talmente tanti aspetti in questo lavoro che un buon inizio è cominciare a vederli sul campo, magari lavorando per un albergo che organizza convegni, facendo l’hostess o lo steward ad altri eventi, cercando esperienze all’estero dove le agenzie sono più strutturate. La gavetta non è impossibile, solo molto difficile e da inventare, come in tutti i mestieri creativi. E se una persona è seria e motivata sa capire che questo mestiere (contrariamente a quanto si pensi) è veramente per pochi, perché richiede per farlo bene una larga componente di doti innate, che nessuno può insegnare. Una di queste è la capacità di pensare fuori dagli schemi, andare oltre il piatto pronto del corso su misura e del percorso lineare (perché se poi fai questo mestiere in modo schematico e preconfezionato offri veramente un servizio a metà). L’altra è l’umiltà e la presenza di spirito di non incapponirsi su un sogno, senza prima aver fatto un onesto esame di coscienza sulle proprie capacità personali.

    Nessuno (salvo quelli che vendono corsi di wp) ha mai detto che è facile. Non per nulla ci sto scrivendo un libro 😉

    Rispondi
  11. Le Chat Noir dice

    1 Agosto 2011 alle 10:45

    Fata:è vero, Lulù è stata molto chiara. Davvero gentile! E’ una risposta molto intelligente. Anche io non sono una wedding planner ma questo lavoro mi incuriosisce molto. Il gusto è soggettivo, sono d’accordo, una brava w.p. non deve imporre il suo e qui come in altri lavori l’alternativa può essere quella di evidenziare gli aspetti pratici di una scelta a scapito di un altra ed in tal modo guidare i clienti verso scelte più funzionali. Tutto giusto;ma i miei esempi sono questi, molto pratici:una sposa si fissa con un abito che le sta malissimo oggettivamente e non la valorizza, la coppia si ostina per un locale dove il cibo è di scarsa qualità o su un gruppo di cantanti neomelodici che stona completamente con il contesto dell’evento. Fino a che punto una brava professionista deve far sentire la sua voce? E non sono d’accordo con “anche il cafone vuole la sua parte” Ripeto, io non sono una wedding planner, ma se lo fossi sceglierei una mia nicchia di mercato e non scenderei a compromessi. Un conto è accettare un abbinamento di colore che non gradisco ma non per forza deve essere brutto a prescindere o accettare” coppie con budget limitati, anzi io non sono di quelle che pensano che per realizzare un matrimonio carino ci vogliano soldi su soldi. Un altro è accettare di lavorare secondo linee e stili che non sono nelle mie corde. Vorrà dire che non sono la wedding planner adatta a realizzare quel tipo di matrimonio. Non è un fatto di snobismo. Con gli stessi criteri per cui scelgo un fornitore allo stesso modo si dovrà scegliere la wedding planner con cui più si è in sintonia. Grazie per il confronto;)

    Rispondi
  12. Nozzefurbe dice

    1 Agosto 2011 alle 14:27

    E’ un po’ come l’architetto, che ha studiato anni e anni e poi si ritrova a fare case per gente che non ne capisce, ma ha la presunzione di non ascoltare consigli. E poi quando qualcuno chiede spiegazioni per gli obrobri….è stato l’architetto!

    La nonna diceva “attacca il ciuccio dove dice il padrone”, cioè fai come ti viene chiesto di fare.
    Ovviamente sono del parere, come @lechatnoir che se un professionista lavora sullo stile, prima o poi si ricava una fetta di mercato in linea con i propri gusti. Il problema, a mio parere, è che è già difficile beccare un cliente, figurarsi mettersi a fare gli schizzinosi!

    Oppure c’è così tanto lavoro, per le wp, che vi potete permettere il lusso di mandare indietro clienti perchè non sono in linea col vostro stile?

    Rispondi
  13. Fatamadrina dice

    1 Agosto 2011 alle 17:43

    Mmm, non so bene come rispondere a questa cosa… Il fatto è che a me non è mai capitato di avere clienti (o anche aspiranti tali) che non venissero da me proprio per il mio stile (di lavoro, prima ancora che estetico). Quindi anche senza rifiutare nessuno di fatto mi sono costruita una nicchia (che in marketing è poi è quello che si chiama avere una brand identity). Ma il bello è che i miei clienti possono testimoniare che faccio sempre quello che mi chiedono, che quasi mai è quello che avrei scelto per me, per dire, ma che sono comunque sempre pienamente felice di avere suggerito perché è adatto a LORO (che è quello che conta).

    Detto questo, a monte della questione dell’accettare tutti i clienti o meno ci sono alcuni principi imprenditoriali di base:
    1. un’attività senza target (cioè quelle che dicono: faccio tutto per tutti) è destinata al fallimento prima e più di una che si sceglie un target difficile e ristretto, per motivi di economia aziendale che non è qui il luogo per approfondire,
    2. certi clienti è anti-economico accettarli, perché si traducono in molti più grattacapi di quanto un normale compenso sia in grado di ripagare, quindi sì, spesso rimandare indietro un cliente (mai in modo esplicito, ovviamente) è preferibile e più economicamente conveniente che accettarlo.

    Non è snobismo né spocchiera, badate, ma banali nozioni di management che si imparano quando si comincia a stendere un business plan con conto economico annesso…

    Rispondi
  14. pasadena dice

    2 Agosto 2011 alle 8:50

    Discussione stimolante! Concordo con Barbara sulla formazione, in realtà esistono tante possibilità di formarsi nell’organizzazione di eventi, con corsi a qualunque livello dall’universitario alla specializzazione.
    Sono d’accordo anche riguardo all’idea che, nonostante ciò che si pensa, non è una professione per tutti. In primo luogo, perché è un’attività professionale che difficilmente (mai?) si svolge da dipendenti e, ammettiamolo, il lavoro indipendente non è per tutti. Non è una valutazione di merito sia chiaro, però per prima cosa io valuterei se ho l’attitudine, prima delle compentenze, per avviare un’attività in proprio. Anche su questo le possibilità ci sono, dai corsi delle camere di commercio alle consulenze di orientamento.

    Sulla questione clienti con cui non ho nessuna sintonia, credo che piuttosto di pensare se “attaccare il ciuccio dove dice il padrone” dovrei chiedermi che caspita di comunicazione sto facendo? Non posso anche qui che concordare al 100% con Barbara, chi ha un’attività in proprio, anche di altro genere, questa frase la dovrebbe scolpire, se no, non è una professione, ma un hobby:

    “Ma il bello è che i miei clienti possono testimoniare che faccio sempre quello che mi chiedono, che quasi mai è quello che avrei scelto per me, per dire, ma che sono comunque sempre pienamente felice di avere suggerito perché è adatto a LORO (che è quello che conta)”

    Rispondi
  15. Le Chat Noir dice

    2 Agosto 2011 alle 11:08

    Io parto dal fatto che non si possa generalizzare ma in linea di massima io continuo a vedere la figura della wedding planner come una sorta di fornitore. Anche qui in quanto coppia che vuole sposarsi mi affiderò a lei per dei servizi. Se il mio gusto è più vicino ad un allestimento floreale moderno cercherò tra i floral design quelli che più sono orientati verso questo, se non amo il classico servizio fotografico ma preferisco il reportage farò altrettanto e con gli stessi criteri cercherò la wedding planner con cui più mi sentirò in sintonia. Detto questo trovo sacrosanto dire no ad un cliente per una valanga di buoni motivi e come Fata trovo essenziale individuare un proprio settore di mercato. Bisogna dare dei messaggi chiari ai clienti. Ecco il discorso giusto del porsi delle domande:se voglio dare un certo tono alla mia attività e da me continua a venire una clientela del tutto diversa forse sto sbagliando la mia politica di marketing. Infine Fata, tu proponi ai tuoi clienti soluzioni adatte a loro ma che quasi mai avresti scelto per te. Ovvio. Non potrebbe essere il contrario. Il tuo lavoro diventerebbe banale e perderebbe gran parte della sua parte creativa ma comunque avendo tu proposto tali soluzioni queste non ti fanno venire la pelle d’oca solo a sentirle altrimenti ritorneresti al punto di cui sopra:meglio dire di no a certi clienti. O sbaglio?

    Rispondi
  16. Lulù dice

    3 Agosto 2011 alle 9:46

    L’ultimo commento di Fatamadrina è uno dei tanti motivi per cui seguo questo blog pur non essendo (né aspirando a diventare) una wp 🙂

    “certi clienti è anti-economico accettarli”

    Sagge parole, il problema quando sei all’inizio della tua attività è che cerchi di accontentare tutti e solo dopo molto tempo ti accorgi di aver, nella migliore delle ipotesi, sprecato un sacco di energie che potevano essere investite in maniera più proficua.

    Aggiungo una considerazione.
    In qualsiasi attività che abbia una forte componente creativa / visiva, il portfolio è un elemento fondamentale perché è quello che ti permette di far vedere cosa fai, è quello che attira clienti, ed è quello che crea il tuo target.
    Nel portfolio ci vanno i lavori migliori, quelli che rappresentano il tuo stile, quelli che rappresentano ciò che TI PIACE fare (non è un dettaglio trascurabile, perché di solito quello che ti piace fare è quello che ti riesce meglio e senza sforzo, e crea più soddisfazione nel cliente).

    Accettare un lavoro che va in totale contrasto con il tuo stile, comporta anche una “mancata alimentazione” del portfolio.
    E questo, quando devi avviare un’attività, è un danno a tutti gli effetti: a livello pratico, perché non hai materiale valido da mostrare al prossimo cliente, e a livello psicologico, perché un lavoro percepito come “non buono” crea frustrazione.

    NB Continuano a stupirmi le analogie tra il vostro mestiere e il mio 🙂

    Rispondi
  17. Le Chat Noir dice

    3 Agosto 2011 alle 10:31

    Lulù complimenti. Centri in pieno quello che io penso. Di fatti come te trovo questo forum interessante anche se non si svolge la professione di fata. C’è un bel confronto e ci sono molte idee. Approfitto se posso:qual’è il modo migliore per realizzare un buon portfolio? immagini, video…? grazie.

    Rispondi

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Mi chiamo Barbara, e con il nome di fatamadrina fino al 2016 ho aiutato gli sposi a organizzare un matrimonio e una vita che li rispecchiasse e celebrasse la lora unicità. fatamadrina era una destination wedding planner con base a Modena, potete leggere il mio blog per trovare ispirazioni e consigli utili per organizzare il vostro matrimonio.

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