Non so esattamente quando è successo che questo lavorare in prioprio è diventato una cosa a tempo pieno, tutto l’anno e senza soluzione di continuità. Per una persona che ama avere tutto sotto controllo (lo so, non è possibile, è fonte di inesauribile frustrazione e blabla. Eppure son fatta così) l’idea di vedersi scippare l’esistenza da un’attività che dipende (sulla carta) esclusivamente da me e dalle mie decisioni è abbastanza demoralizzante.
Se avete cominciato a organizzare il vostro matrimonio da alcuni mesi scommetto che sapete esattamente di cosa parlo. È cominciata come una cosa solo vostra, è la celebrazione del vostro amore, dopo tutto. Vi siete imposti di non farvi condizionare eccessivamente da amici e parenti, e fin qui ci siete anche riusciti abbastanza bene. Poi scoprite che vostra zia ha deciso e prenotato una sopresa per quel giorno, e ovviamente non vuole dirvi di cosa si tratta “se no che sorpresa è?!”, e per quanto siate zen e sereni che sarà sicuramente qualcosa che vi piacerà (spoiler: non è mica detto) il tarlo vi rode e vi ritrovate a correre come trottole cercando di prevedere qualsiasi scenario e la relativa soluzione.
Bene (più o meno). Ora che sappiamo di essere in situazioni molto simili, come ce la caviamo?!, chiederete voi. Posso dirvi come me la cavo io e quello che dico spesso ai miei sposi. Al fondo è tutta una questione di elaborazione del lutto. Lutto per la perdita di controllo sulla nostra vita. Inevitabilmente ci sono cinque fasi da affrontare:
negazione
All’inizio facciamo finta di niente, non si sa mai che sia solo un’impressione la sensazione serpeggiante di perdita di controllo. Magari è solo perché siamo stanchi o sotto stress… No. Non è solo questo. Se vi ritrovate a dirvi “ma no, dài, non importa se la zia ha prenotato una sorpresa di cui non so nulla” a denti stretti, sappiate che è fatta, avete appena perso il controllo sull’organizzazione del vostro matrimonio.
rabbia
Ora che ve ne siete accorti potete arrabbiarvi. Sfogatevi con la vostra dolce metà, tirate accidenti (innocui, se possibile) alla zia e a chiunque le abbia fatto capire che era accettabile che si intromettesse nel vostro matrimonio in questo modo. Io ho momenti di assoluto furore in cui piego furiosamente i vestiti lavati immaginando conversazioni roventi con chi mi ha incastrato in un’attività che non volevo veramente intraprendere o costretto a gestirla in modo secondo me inefficiente. I miei armadi non sono mai in ordine come quando sono nel panico per dei programmi saltati!
negoziazione
È il momento di cercare di riprendere in mano la situazione! Telefonate a vostra madre e la assoldate come spia per scoprire che cavolo ha fatto esattamente la zia, con nel retro della mente ancora un barlume di negazione: “magari è uno scherzo! O la zia mi ha regalato un paio di Jimmy Choo Bridal!”. Io di solito tiro fuori Things e rimetto mano alle mie liste. Non si sa mai che spostando gli impegni ci stia ancora tutto… non si sa mai…
depressione
Le indagini di vostra madre confermano il peggio. La zia ha già ordinato un volo di colombe per l’uscita dalla chiesa e annullarlo costerebbe quanto prenotarlo, per cui dovete rassegnarvi. La vostra cerimonia semplice e personale sarà coronata da un momento eccessivo e del tutto avulso da chi siete e cosa desiderate voi. Non c’è nulla che potete fare. Io questo finesettimana ho dovuto annullare una gita fuori porta per gestire un paio di imprevisti tecnici che si sono sovrapposti a un lunedì pieno di scadenze (mentre leggete questo post io e la fatamobile siamo in autostrada, direzione Torino, per assistere a questo corso e poi partecipare alla prima riunione di redazione LIVE di C+B!). E poi la chiamano domenica!
accettazione
Solo quando avrete completato questo percorso potrete consapevolmente (quindi veramente) affrontare la soluzione, che è poi un classico: ‘fare buon viso a cattivo gioco’. Fatevi una ragione di non poter controllare ogni momento del matrimonio, e fatevi una ragione anche del fatto che non tutto si sistemerà. Mettete le vostre energie in ciò che potete influenzare e cercate di preoccuparvi il meno possibile dell’imponderabile (del tempo atmosferico, tanto per cominciare). Io mi getto a capofitto nel lavoro sul progetto in corso che è più in alto nella mia scala di priorità, e poi lavoro a testa bassa fino ai piedi della lista. Se qualcosa non ci sta, prendo in mano il telefono (o la mail) e mi faccio viva per scusarmi personalmente, offrendo una tempistica di rientro. Non è gran che, e sicuramente è una sconfitta professionale. Ma non ci sono alternative. Ricordate cosa vi dicevo alla fine di agosto? Non si può fare tutto. Ma si può scegliere consapevolmente cosa fare e cercare di dare il massimo con le carte che la vita ci distribuisce.
Novembre è stato il mese dell’eliminazione, e come previsto il lavoro da fare per raggiungere l’obiettivo è ancora tanto.
Ma l’unico modo per terminarlo è perseverare con grazia, fregandomene/fregandocene della perfezione.
Ecco il mio mantra per dicembre e fine anno! Se volete condividetelo, ma sappiate che non ho inventato nulla, anzi, mi sono limitata ad adottare il principio sponsorizzato da Emily Ley e Lara Casey.
Aggiungerei solo una cosa per arrivare all’accettazione: dare il giusto peso alle cose e ripensare alle proprie priorità. In fondo, le colombe impiegheranno 20 nanosecondi per volare via e tutto il resto della giornata potrà essere come lo si è immaginato…
lisa
P.S. ma come si chiama il font della parola “grace”, e troppo bello!!
Hai straragione. Le priorità tornano sempre utili in queste occasioni!
Grace è scritto con Meddon, che ho scoperto tramite la app di A Beautiful Mess 🙂