Cominciamo con un racconto. Alcuni mesi fa, durante un sopralluogo tecnico a una location, ho assistito involontariamente ai preparativi di un rinfresco di nozze da parte del catering incaricato. Io ero sul posto per scattare immagini di soffitti, porte e angoli in cui dovevo posizionare alcuni elementi decorativi che richiedevano non solo le misure (che avevo già preso) ma anche la visione d’insieme e il dettaglio di rientranze e punti d’appoggio che non mi ero annotata. Ovviamente il padrone di casa era al corrente della mia presenza e del motivo della mia presenza, e mi aveva accordato il suo permesso. Nel fare le foto, che non inquadravano mai le francamente tristi tavolate in allestimento, ho chiesto permesso ai camerieri e cercato di intralciare il meno possibile il loro lavoro. Avevo quasi finito quando il responsabile del catering si è avvicinato e mi ha chiesto gentilmente chi fossi e cosa stessi facendo. Quando mi sono presentata con cortesia e biglietto da visita (sono sempre pronta a incontrare eventualmente nuovi fornitori nel modo più cordiale possibile) sono stata apostrofata per la scorrettezza e malafede con cui avevo fotografato “il loro lavoro”. Sul momento non ho capito, e ho specificato che nessuno era stato inquadrato nelle immagini. Il signore ha insistito che stavo appropriandomi del loro lavoro creativo. Era molto arrabbiato, così arrabbiato che quando gli ho offerto di visionare i miei scatti (di angoli, ragnatele, pezzi di boiserie) per verificare che non avevo fotografo proprio nulla di suo, se n’è andato infuriato minacciandomi di lamentarsi col titolare della location.
Qualche anno fa, in un po’ di commedie americane ben fatte, girava una battuta. Si usava per definire la mania di certi uomini di voler “arrivare primi” con una donna, di sentirsi importanti e gratificati dal toccare (abbastanza letteralmente) un territorio inesplorato prima di chiunque altro. Forse qualcuno di voi se la ricorda… “la sindrome di Magellano”. A me questa battuta ha sempre fatto molto ridere, perché se un essere umano (uomo o donna) è così poco intelligente e sicuro di sé da dover illudersi di essere “il primo”, per sentirsi importante… be’ si merita le prese in giro più creative che si possano inventare.
Da quando frequento questo settore, la frase mi è tornata in mente molto spesso. Solo che questa volta, a meritarsi la battuta, ci sono catering, negozi di bomboniere e tanti, tanti colleghi. L’aneddoto di più sopra è solo uno dei tanti che mi sono capitati in questi anni. Alle fiere di settore persino chi vende materie prime non vuole che si scattino foto del suo campionario, anche se non ha cataloghi aggiornati né brochure promozionali. Non parliamo poi di chi propone l’ennesima confettata in vasi di vetro con nastro di organza lilla (quante ne avete viste in questi anni? Sapreste contarle?!). Guai a “rubare” scatti di certe idee originali! Nelle vetrine di alcuni atelier sposa di provincia, se solo la vetrinista si è un po’ sbizzarrita con l’allestimento, c’è un bel cartello che vi invita a non fare foto. I catering si offendono mortalmente se un wedding planner ha anche solo il privilegio di ammirare il loro lavoro, come se gli sposi che mando a fare il sopralluogo, se vedono qualcosa che li colpisce non me lo vengano poi a raccontare chiedendomi di replicarlo. Alcuni fornitori che professionalmente ammiro, quando ho affrontato l’argomento si sono difesi affermando che in giro c’è tanta gente in malafede e l’impegno della creatività è un costo che gli sposi non comprendono e quindi raramente retribuiscono, quindi va tutelato al massimo. E fin qui posso pure essere d’accordo.
Ma a monte ci sta la presunzione di pensare che:
1. l’idea/la creatività/l’allestimento che si crea sia unico e originale;
2. solo noi siamo in grado di concepirlo;
3. visto che si ha avuta per primi l’idea nessun altro deve averla… o comunque deve fare molta fatica ad arrivarci, in modo che noi si possa conservare il vantaggio competitivo il più a lungo possibile. Un po’ come se Magellano, compiuta la circumnavigazione del globo, poi avesse bruciato le carte e le navi per impedire ad altri di ripercorrere la stessa rotta!
Non so quale di queste convinzioni sia più ingenua e sbagliata.
In tutti questi anni non ho mai, e sottolineo MAI visto in giro a matrimoni e fiere idee che io non avessi già visto su Internet, su una rivista o a un evento per una grande azienda (lì sì, che spesso si fanno le tendenze). Perché le singole idee girano alla velocità della luce, ed è giusto così. È in questo modo che il mondo progredisce. Io sono solo contenta che sempre più colleghi e colleghe offrano la loro variante del mio corso promessisposi. Perché se un’idea è valida, è giusto che sia accessibile a quante più persone possibili.
C’è di più. Se una testa è in grado di produrre UNA idea originale e creativa, ne potrà produrre un’altra e un’altra ancora (a me perlomeno succede così! Anzi, il problema è fermarle, le idee, selezionarle). E se non è capace, è giusto che la testa che l’ha prodotta perda vantaggio competitivo. Perché il vantaggio competitivo non è la singola idea. Ma la testa.
Così, quando tanti di voi si stupiscono per le informazioni che condivido, e a leggermi attraverso i vostri occhi appaio come una ingenua altruista che condivide perle preziose che vi apriranno le strade del successo e vi porteranno a rubarmi il lavoro, io sorrido. Le persone a cui vincerete il lavoro, e uso l’espressione non a caso, sono quelle che si lamentano che la gente è pronta a rubare loro le idee, quelle che non si guardano intorno loro per prime, quelle che pensano di avere inventato la confettata o il photobooth o l’allestimento in stile shabby chic. Un giorno le seppellirete, e io ballerò con voi sulla loro tomba (professionale).
Ci rivediamo a fine mese, fate i bravi.
Giusto, brava, BIS!
Per questo, purtroppo, i blog italiani del settore sono una triste copia di cose americane, perchè le “cose americane” le stiamo copiando a quei polli degli americani, se sono anche felici quando gli metti un link di rimando. Qui invece ricevo email minatorie di gente che si lamenta perchè ho usato una sua foto, con tanto di link al loro sito.
Brava bravissima. Un punto di vista sano, professionale e che ti porterà lontano. Questo è chiaro! Dovrebbe essere così sempre e in tutto!
vale
a me è capitato spesso di essere copiata e allora? vuol dire che quello che faccio piace.
e poi, ” piccola cattiveria “, se l’ho fatta per me è già vecchia, si cerca sempre di pensare qualcosa di nuovo.
per rispondere a Sandra, è vero i blog italiani sono quasi sempre un copia incolla di quelli esteri….
Anche secondo me quello che viene copiato è già inutilizzabile perché è stato fatto. Capisco il punto di vista di chi commentava su Facebook che quando fotografano una cosa tua e la spacciano per propria comunque sia un modo fraudolento di vincere il cliente e che porta danni economici. Però rimango della mia idea che la condivisione alla lunga vince.