Oggi è stata una giornata davvero assurda, per cui mi ritrovo a terminare questo post soltanto molto tardi. Ma andava fatto, perché è dal novembre scorso che sto sperimentando un nuovo orario di lavoro ed era ormai tempo di parlarvene.
È davvero ironico farlo oggi, in parte perché sono ancora fresca dell’Unconventional Happening di sabato (di cui vi parlo presto, promesso) e darmi degli orari precisi di lavoro suona davvero convenzionale. In parte proprio perché oggi è una di quelle giornate in cui l’orario è funzionato peggio, tra commissioni e imprevisti. Ve ne sarete accorti anche dalla mia assenza su Facebook… Immaginate come è stato qui! Eppure se in giornate come questa riesco comunque a concludere tantissime cose e passare anche un po’ di tempo in famiglia è proprio grazie al proposito che ho fatto in novembre di lavorare meno. Ebbene sì, meno!
Chi ha lavorato con me sa che per il lavoro non mi risparmio, faccio notti e giorni di 18/20 ore quando la situazione lo impone, senza tirarmi indietro né lamentarmi. Però un lavoro organizzato e fatto bene richiede una fatamadrina riposata, serena e concentrata, e per ottenerla ci vogliono confini chiari e un ritmo regolare. Quello che avevo individuato (e che in parte vi raccontavo l’anno scorso nel post che ho ripubblicato qualche settimana fa) risultava troppo fragmentato, e spesso dispersivo, così ci ho rimesso mano.
Partiamo da un presupposto: lavorare meno ore è un potentissimo incentivo a lavorare meglio. Di più: gli studi più recenti dimostrano che la nostra ossessione per le giornate di lavoro infinite ha portato solo a un peggioramento della nostra produttività.
Insomma, più lavoriamo meno concludiamo.
Per me poi era diventato insopportabile trovarmi a lavorare sette giorni su sette, domeniche incluse senza soluzione di continuità. Mi sentivo svuotata e senza la minima traccia residua di creatività. Così, quando ho letto il programma di Lara Casey per istituire dei limiti al proprio lavoro, ho visto la luce. Come dice splendidamente lei: “Cosa credi pensino i tuoi clienti quando ricevono una tua mail alle 3 del mattino? Prima forse ‘grande, posso scriverle a qualsiasi ora, tanto mi risponderà’, ma subito dopo ‘cavoli però, non è proprio capace di gestire il suo tempo se lavora a quest’ora… O ha troppe cose da fare. O peggio, non ha una vita privata’.”
Siccome vorrei darvi sempre il meglio di me, e coltivare il mio privato mi aiuta davvero a essere una persona migliore, da un lato ho tagliato il numero di progetti/lavori che accetto.
Dall’altro i nuovi orari d’ufficio di fatamadrina sono questi:
dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 15:30 orario continuato.
Organizzo appuntamenti con i clienti solo su prenotazione, se dopo le 19 e il sabato, non più di una volta a settimana e compensati da riposo infrasettimanale. Non ricevo potenziali fornitori se non in funzione di un progetto concreto e faccio sopralluoghi e perlustrazioni di negozi al massimo una volta al mese. Salvo progetti specifici in corso, ovvio.
Unica deroga all’orario di lavoro è l’uso del cellulare, rispondo a chiamate e messaggi fino alle 18:30, e incentivo l’uso di Whatsapp solo per emergenze sotto evento. Non scarico le email nel finesettimana e cerco di fare un digital detox completo almeno un finesettimana al mese.
Ovviamente se siamo nel pieno di un progetto ‘caldo’ non vi lascio a metà solo perché è finita la mia giornata lavorativa, e le giornate di 18 ore tornano realtà. Ma sono eccezioni motivate e che compenso con una bella giornata di riposo. Per essere pronta a ricominciare nelle condizioni migliori!
Allora, cosa ne pensate di questa rivoluzione? Nel vostro lavoro avete notato che lavorare di più raramente vi permette di rendere al meglio? E da clienti (o potenziali) di fatamadrina cosa ne pensate? Mi piacerebbe leggere la vostra opinione nei commenti… Ora vado a retrodatare il post! Ci vediamo qui venerdì!
Mi sembra un ottimo modo di ripensare efficacemente il proprio tempo e la propria attività.
Inspiring!
🙂
Questo post, cara Barbara, cade a fagiolo! Anche io sono alle prese dalla fine del 2013 e inizio 2014 a trovare nuove soluzioni agli orari di lavoro. Andrò di corsa a leggere cosa scriveva Lara Casey. Ad ogni modo credo che dipenda molto da noi: se abbiamo chiaro in testa che oltre quell’orario non vanno presi appuntamenti o impegni, vedo che i clienti e i colleghi si adattano senza problemi. Quindi oggi mi chiedo: ma allora ero io che non sapevo dare dei limiti? Evidentemente sì.
Grazie rileggerò questo post di nuovo 🙂
Eh, secondo Lara Casey (che parla per esperienza personale) è proprio colpa nostra. Però meglio così: vuol dire che basta volerlo per uscire dal circolo vizioso, no? 🙂
Sei una forza…. Perché credo che a volte si possa cadere nella dipendenza da tutto! Bravissima!
Vero. E un po’ di sana disintossicazione non fa mai male. Persino dalla maternità, secondo me 😉
credo che salverò questo post tra le pagine dei preferiti!
a volte, pur da lavoratori dipendenti con tanto di cartellino, non ci si riesce a dare un limite. Il tempo mi ha insegnato che è quanto di più distruttivo possa esserci. Ti porta a odiare il tuo lavoro e a non goderti più la tua vita…Che il lavoro è importante, ma non è la VITA! Grande Barbara, come sempre!
Sono d’accordo con te. E ti dirò, io sono una gran fan dei limiti in generale, secondo me aiutano a godere di più 🙂
Grazie mille del ‘come sempre’!
In questi di giornate lavorative infinite e ore di sonno poche e scadenti, stavo pensando che forse è giunto il momento di cambiare “stile”! Quindi il tuo post direi che è provvidenziale!!
Ho sempre cercato di impostare il mio lavoro sulla disponibilità: all’inizio le mie clienti erano amiche, quindi mi sembrava naturale! Ma in effetti io sono così, faccio spesso fatica a dire di no… ma questo non lo ritengo un pregio! Anzi! Diciamo che ora che la mia attività ha spiccato il volo, la disponibilità verso i clienti mi ha risucchiato in una sorta di buco nero e a volte mi capita di pensare di voler lasciare tutto e fare la casalinga (non perché il lavoro sia minore, anzi, ma non ci sono scadenze e terzi a cui rendere conto!! 😉 )
Così, penso proprio che sia arrivato il momento di fare la rivoluzione! Altrimenti un lavoro come il mio, nato esclusivamente da sogni e passioni, rischia di diventare più alienante del lavoro nela catena di montaggio!!
Ecco, mi sono sfogata! Grazie Barbara!! 😉
Ti capisco benissimo. Credo capiti a tutti agli inizi, soprattutto se si lavora con passione, di spendersi eccessivamente. Ma proprio per questo bisogna ritrovare l’autocontrollo e imporsi dei limiti 🙂
Questo post lo devo stampare e metterlo in cornice vicino alla scrivania, e’ un raggio di sole, ultimamente sono talmente affogata nel lavoro che faccio fatica anche a respirare, con la mente che viaggia a 2000 e pensa a tutte le cose che devo consegnate, spedire, inviare, scrivere etc….
Quindi ti dico grazie, sei un’aiuto importante come sempre.
Sono felicissima di sapere che ti possa avere aiutato! Spero di aiuti anche sapere che anche per me è una battaglia senza fine. Si tratta solo di concentrarsi sui piccoli progressi 🙂