Fuori piove… e per fortuna che nessuno vuole sposarsi in agosto per paura del gran caldo! Il bello è che io non mi lamenterei affatto per l’isolamento forzato (qui sulle Dolomiti la temperatura massima fuori è 14 gradi, mentre dentro ci sono i piumoni e le cioccolate calde, fate un po’ voi…) se non fosse che i mezzi tecnici a mia disposizione continuano a dare forfait. Così, la lista delle cose da fare (ogni brava wp ne ha sempre almeno due in corso!) si allunga con le attività che mi vengono in mente piuttosto che accorciarsi per le poche che riesco a portare a termine!
Per esempio, avevo deciso di approfittare di questa breve pausa nella stagione (quella dei matrimoni, non quella delle pioggie!) per aprire la parentesi gossip ed analizzare alcuni matrimoni VIP dell’estate a caccia di consigli e idee… ma per farlo volevo documentarmi a dovere, per non ricadere nel “taglio e cucito” da redazione di settimanale, che quello potete già trovarlo in edicola. Così mi ci sono voluti 6 giorni di connessioni lentissime (“a manovella”, direbbe una certa direttora di mia conoscenza) e iBook con aspirazioni suicide solo per fare le ricerche preliminari!
Ma bando alle ciance e ai piagnistei, e parliamo di questi matrimoni VIP!
Dunque, tanto per cominciare ho scelto tre eventi che secondo me rappresentano i tre “tipi” classici di gestione delle priorità… anche nei matrimoni organizzati in Italia. Dal mio punto di vista, infatti, non importa veramente che i budget a disposizione delle coppie che ho spiato fossero ampi e grandiosi (a vario livello). Quello che conta è come questi stessi budget siano stati sfruttati in base alle priorità delle coppie.

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Matrimonio numero 1 – Wesley Sneijder e Yolanthe Cabau van Kasbergen, il matrimonio di rappresentanza
Sapete come la penso sui vestiti di raso lucido per gli sposi (soprattutto se azzurri e usati in pieno luglio…), sulle carrozze trainate da quattro cavalli bianchi (a meno che gli sposi non siano membri di una casata reale) e sui voli di colombe… e se non lo sapete, mettiamola così: farei di tutto per dissuadere dei clienti dal fare queste scelte. Ma i dettagli sono marginali. Ciò che mi piace sottolineare è che il secondo matrimonio del calciatore dell’Inter è stato per molti versi il classico matrimonio in funzione dei ruoli dei due sposi e delle loro connessioni socio-economiche. Magari rispondeva anche ai loro (dubbi?) gusti, ma era soprattutto la manifestazione di chi loro siano e cosa rappresentino socialmente ed economicamente.
Si dice che la Nike Olanda abbia sponsorizzato l’evento, e che questo sia praticamente o solo logicamente vero (in fondo Sneijder è un testimonial della Nike e per questo percepisce un cachet) questo dettaglio non è molto diverso dalla consuetudine classica della famiglia facoltosa che non bada a spese per il matrimonio del/la figlio/a per poi passare l’intera giornata a intessere relazioni professionali, fare affari, mostrarsi e farsi rimirare. In queste situazioni l’unione di due giovani passa del tutto in secondo piano rispetto a quello che il matrimonio significa dello stato sociale, dei traguardi e dei successi (anche economici) raggiunti dalla famiglia dei due giovani. Matrimoni così saranno fortemente improntati ai dettami della tradizione per certi aspetti (la famiglia vuole dimostrare di fare le cose come si deve) eppure spinti all’estremo delle stravaganze per quello che riguarda fiori, location, materiali e dettagli (per dimostrare il potere d’acquisto). I fidanzati con famiglie che per necessità (i politici, reali, grandi industriali hanno poche alternative, temo) o vocazione cercano di imporre matrimoni di rappresentanza, hanno ben poche alternative: possono tentare la mediazione (e il risultato sarà un matrimonio del tipo 2) e mantenere alcuni punti fermi, possono tacere e subire (tanto poi alla fine sanno che si d ivertiranno comunque coi propri amici), oppure possono scappare… Rassegnatevi, non ci sono altre possibilità!

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Matrimonio numero 2 – Chelsea Clinton e Marc Mezvinski, il matrimonio di compromesso
Se siete tra quelli che pensano che 2 milioni di dollari (poco più di 1 milione e mezzo di euro) siano una cifra indecente per organizzare un matrimonio, non leggete oltre.
Io personalmente trovo che, date le circostanze (parole chiave), se questo fosse veramente il conto finale pagato dai Clinton non ci sarebbe niente di male. Stiamo parlando di un mat rimonio con 400 invitati (di cui molto pochi famosi, a dispetto dei pettegolezzi della vigilia) a cui hanno partecipato un ex presidente degli Stati Uniti e l’attuale Segretario di Stato (Hillary Rodham Clinton è di fatto la rappresentante degli Stati Uniti nel resto del mondo, in assenza del Presidente in carica). Solo la logistica di accomodare tutti gli ospiti e tutelarne la privacy e la sicurezza potrebbe costare svariate centinaia di migliaia di euro, a questo poi pensate di aggiungere circa €100 euro a persona per un catering di alto livello… Vedrete che il conto è già molto vicino al milione di euro e ancora non abbiamo parlato di fiori, noleggio attrezzistica, vitto e alloggio per i fornitori che hanno dovuto raggiungere in anticip o la villa (che è a 2 ore da New York), mance per tutto lo staff di servizio (camerieri, valletti per il parcheggio, garzoni di cucina), perché così funziona negli Stati Uniti. E potrei continuare.
Eppure se si analizzano i dettagli di questo evento, secondo me è evidente come le scelte di Chelsea e Marc siano state sobrie e tutto sommato semplici. Date le circostanze, ovvio.L’abito della sposa, era un classicissimo Vera Wang di organza di seta con come unico ornamento la cintura incrostata di cristalli. Il bouquet era composto di orchidee, un’unica qualità neppure tanto esotica, tra l’altro. La cerimonia si è svolta nel giardino della villa di una sostenitrice della madre sotto a un semplice gazebo di vitigni e fiori intrecciati (un ammiccamento alla tradizione ebraica del futuro sposo), al termine di una passatoia bianca, senza fiori a decorare le sedie degli ospiti o delimitare il percorso degli sposi. Il ricevimento si è svolto sotto una tensostruttura raffinata addobbata di tessuti e fiori, con i tavoli decorati con fiori semplici come le ortensie e le rose (in azzurro, bianco e lavanda). Il menù della cena (pur preparata dagli chef del Saint Regis Hotel di New York) consisteva di bistecche, risotto e insalata (giuro, niente sushi o patè di fois gras o altre specialità) e il regalo agli ospiti (la “goody bag” che in molti matrimoni americani sostituisce la nostra bomboniera) conteneva una bottiglia del vino di famiglia, una scatola di cioccolatini, una tortina e un burro cacao. Insomma, questo matrimonio dimostra fuor di ogni dubbio che se i genitori vogliono bene ai figli e sanno comprendere il proprio ruolo, un matrimonio di rappresentanza può anche essere a misura dei gusti e delle abitudini degli sposi.
Matrimonio numero 3 – Emily Blunt e John Krasinski, il matrimonio intimo
Per chi non lo sapesse Emily Blunt è una bravissima attrice inglese (forse l’avete vista in Il diavolo veste Prada) che alcuni anni fa era fidanzata col cantante canadese Micheal Bublè. Il 10 luglio ha sposato invece John Krasinski, che in America è molto famoso per essere protagonista delle versione statunitense della serie The Office, ma che è in generale un ottimo attore comico. I due hanno fatto come molte coppie di giovani e bravi attori americani fanno da un po’ di tempo e si sono sposati alle chetichella in Italia, scegliendo una location di classe già ben attrezzata per i matrimoni (in questo caso Villa d’Este sul lago di Como), terminando la festa sul classicissimo piroscafo a vapore Concordia e passando i giorni precedenti e successivi ospiti di amici (George Clooney li ha gentilmente ospitati a Villa Oleandra).
Del matrimonio si sa poco o nulla, se non che erano presenti parenti e amici, che tutti appaiono divertirsi un sacco nelle pochissime foto rubate dell’evento, e che il clima era sicuramente rilassato (a giudicare dal George Clooney in camicia bianca aperta, con le maniche rimboccate). Ma francamente, che cos’altro dovrebbe rimanere impresso di un matrimonio? Eccolo qui, quindi, il terzo tipo di matrimonio, quello che gli sposi si cuciono addosso, che rispecchia i loro gusti, le loro personalità e le loro priorità nella vita. Magari ci sarà qualche parente anziano borbottante a casa a lamentarsi perché non è stato invitato… o qualche collega della mamma che maligna… ma le persone che contano ci sono tutte, o se non ci sono, hanno un ottimo motivo e sono comunque felici per gli sposi.
A me i matrimoni piacciono tutti, e forse le soddisfazioni più grandi le ho nell’organizzare i matrimoni del tipo 2 (i compromessi sono più difficili da gestire, quindi anche i più divertenti dal punto di vista professionale)… ma i matrimoni di cui ho i ricordi più belli sono senza ombra di dubbio del tipo 3…
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che dirti cara…
come al solito mi trovo in accordo con te su tutto!
capisco che i sogni non si possono criticare, ma la carrozza con i cavalli bianchi la trovo un tantino esagerata!!!
e ancora…mi sorge un dubbio sul matrimonio Clinton: capisco il vino, i cioccolatini e la tortina…ma il burro cacao???!!!
baci
Salve.
Una domanda: perché le spose hanno praticamente tutte le spalle di fuori?
E tu cosa ne pensi?
Grazie
nadia
@Vero: la goody bag era tutta di prodotti legati in qualche modo alle attività delle famiglie degli sposi, dell’artigianato locale o di opere di beneficienza, quindi immagino che il burrocacao (o lip balm) fosse lì per quello… sfortunatamente non ho trovato dettagli
@Nadia: a titolo del tutto personale penso che tante ragazze vogliano approfittare di un’occasione per mostrare una parte bellissima del corpo femminile (collo-spalle) che di solito viene mortificata dalla moda. Inoltre, l’unica situazione in cui questo è sconveniente (all’interno di un edificio religioso) è comunque una parte minoritaria della festa di nozze e neanche di tutte le feste (in Italia e nel mondo sono sempre più i matrimoni civili, o celebrati all’aperto), per cui si valuta che non debba per forza influenzare la scelta dell’abito. Tanto più che esistono meravigliose soluzioni (scialli, coprispalle, giacchini ecc) per rendere accettabile gli abiti senza spalline anche all’interno di una chiesa. Insomma, mettiamola così: sarà per un 50% moda e per un 50% voglia di sentirsi principesse 😀
Grazie.
Non pensavo alla s/convenienza, anche se un certo rispetto per il luogo religioso visto che non é una scelta obbligata secondo me sarebbe dovuto, é proprio che questi vestiti, visto poi che i veli si usano poco, sembrano tutti uguali.
Ma il mio occhio non é assolutamente professionale.
Buon lavoro.
n
@Nadia… “tutti uguali”?! Mmmm, qui urge un post di servizio sugli INFINITI modelli e combinazioni di modelli (top/gonna) di abiti da sposa… 😀 No, sinceramente, non avevo interpretato la proliferazione di spalle scoperte come mancanza di fantasia… basta accompagnare una sposa in atelier e vederle indosso 3 vestiti senza spalline per accorgersi che i tagli cambiano drammaticamente e che, al di là della spalla scoperta, moltissimo è fatto dalla contrapposizione con la gonna, che può generare equilibrio, o movimento, o contrasto e in definitiva far cambiare completamente l’apparenza di due spose. Proprio come esistono talmente tanti tipi di tailleur e tagli di giacche che non si può dire che tutte le impiegate di banca vestano uguali, no? 😉