Quando ho cominciato a scrivere questo post, doveva essere il racconto della mia esperienza a Roma, al primo Unconventional Happening, poi mi ha raggiunto una notizia molto triste e tutto è cambiato.
Due settimane fa è morta Bruna Musso, con cui avevo condiviso lo stand allo Sposalizio due mesi fa e con cui collaboravo da due anni (non solo sui matrimoni). Molti di voi non l’hanno conosciuta, ovviamente, e anche chi l’ha conosciuta forse non ha avuto modo di farlo approfonditamente, ma in questi giorni in cui elaboravo il senso di colpa per non essermi resa conto di quanto stesse davvero male (nonostante di fatto me l’avesse detto, ho poi capito), ho realizzato quanto Bruna fosse davvero non convenzionale. Così, seppure qualcosa vi dirò anche dell’esperienza romana, questo post lo dedico a lei.
Bruna si definiva “cuoca in catering”, e questo modello (che ora Aldo porta avanti) ha fatto di Commestibili e Vini un catering davvero unico nel suo genere e nella provincia di Modena. Scegliere Bruna e Aldo significava (ma significherà ancora) affidarsi a qualcuno che considera il matrimonio un’occasione (importante) come un’altra, in cui l’esperienza culinaria sia centrale. Cibo in abbondanza non perché debba essere abbondante, ma scelto e preparato con un’attenzione alle materie prime (i vini delle cantine migliori, i formaggi e le carni dagli allevatori piemontesi che Bruna conosceva personalmente, la borragine del giardino del laboratorio…) che si trova solo nei grandi ristoranti. Il tutto al giusto prezzo (quindi spesso meno di quanto richiesto da certi tagliagole).
Bruna era spesso burbera, molto pragmatica e poco incline a certi salamelecchi che vanno di moda in questo settore. Ma era aperta a conoscere le persone, e quando ne intuiva il valore si fidava ciecamente. È stato l’unico fornitore che mi abbia mai portato del vero lavoro, in un settore in cui molti mi scrivono con regolarità chiedendo gli porti clienti, ma appena possono occuparsi personalmente di alcuni miei servizi sono ben contenti di farmi fuori. Amava ripetere che non siamo in molti (io, lei e pochi altri) a dare un valore all’etica, nel settore. La contraddivo, anche se lei ne aveva viste senz’altro più di me, ma mi lusingava avere la sua stima e mi piaceva lavorare con una professionista così attenta ai valori del servizio. Insieme abbiamo infranto non poche ‘regole’ dei ricevimenti (per esempio servendo tortellini in brodo a un ricevimento di fine giugno) per garantire il meglio ai nostri clienti, al di là delle convenzioni.
Come tutte le persone non convenzionali che conosco, Bruna non aveva alcuna volontà conscia di essere non convenzionale. Semplicemente viveva secondo i propri valori, che non sempre combaciavano con le convenzioni. Ovviamente, andare fuori dal coro e seguire la propria bussola interiore non l’ha portata (né porterà me o chiunque altro viva in questo modo) ad essere popolare e sempre circondata di persone, perché spesso il cammino di chi vive secondo le proprie regole è solitario (non odiatemi, ma credo comunque che “meglio soli, che male accompagnati”). Per questo è stata un’esperienza splendida averla conosciuta e una grande tristezza perderla. E per questo sono così importanti le occasioni come l’Unconventional Happening organizzato da Valeria e dalla sua Officina Non Convenzionale.
Essere a Roma è stato un modo per sentirsi un po’ meno sola nel voler fare le cose in un certo modo. Che non è farle strane, o controcorrente per forza, o con snobismo per tutte le scelte stilistiche che non condivido, o con uno stile all’americana o anti-italiano, o con la presunzione di farle meglio di altri.
Ma che è farle con la convinzione di seguire un cammino di valori e impegno per dare agli sposi ciò che non trovano nelle risorse convenzionali.
A Roma ho rivisto (o visto per la prima volta) persone con cui mi trovo da tempo d’accordo su questa esigenza di offrire ‘altro’ nei matrimoni in Italia; in pochi minuti anni di email, chat Skype, messaggi sui social network, si sono tradotti in complicità e affinità immediata. Ho finalmente abbracciato Valentina e Luciana, ma anche Miriam e Monica, e poi tutte le bravissime sognatrici dell’Officina Non Convenzionale. Ho rivisto volti amici (Caterina, Anna…), dato il volto a qualche studentessa de Il Blog Lab (la bravissima e dolcissima Cecilia, Anabella che sarà dei nostri a maggio…) e incontrato finalmente un po’ di persone con cui non avevo ancora avuto modo di interagire più di tanto. Nadia, Barbara, Maria Consilia… ma soprattutto Maria Rita, che vive in un angolino d’Italia che adoro. Ci siamo parlate pochi minuti (perché eravamo entrambe impegnate in workshop) ma in quei pochi istanti mi ha fornito importantissimi feedback per un matrimonio che organizzo a giugno, e anche questo è non convenzionale in un mondo in cui è sempre difficile avere la collaborazione disinteressata di colleghi e collaboratori…
L’Unconventional Happening è stato davvero un bellissimo esperimento (tra l’altro organizzato magistralmente, perché essere non convenzionali non vuol dire fare i cialtroni) che spero si ripeta presto e aiuti magari tanti futuri sposi a scoprire un modo nuovo di organizzare il loro matrimonio.
Mi hai commosso. E’ anche un po’ consolata, perché vivere in modo non convenzionale, fa sentire parecchio soli. Un abbraccio grande
Già, fa sentire davvero soli. Ricambio l’abbraccio.
Grazie Barbara per questo post molto commovente.
Poche parole, dirette ed essenziali che colgono l’essenza di Unconventional Happening e del significato che volevamo dare all’essere non convenzionale…o forse è stata Bruna a coglierla per tutti noi (sì, non la conoscevo, ma dalle tue parole si capisce che persona speciale fosse).
Un abbraccio e speriamo a presto! fe
Speriamo a presto, sì! Mi spiace non essere riuscita a scrivere molto di più e meglio, mi ci sono scervellata ma in questi giorni rendo davvero poco… baci!
Ciao Barbara,
il tuo post è bellissimo. Pieno di amore e anche di consapevolezza perché oggi essere non convenzionali non è facile.
Mi ha fatto tanto piacere incontrarti e scambiare due parole con te. Barbara tu sei una razza da preservare…
Con affetto Maria Consilia
Grazie mille <3
Finalmente riesco a leggere il tuo articolo con calma!
Ho le lacrime agli occhi Barbara. Sarà che sono emiliana {e non me lo dimentico mai!}, sarà che quel carattere un po’ burbero e che va al sodo me lo sento appiccicato addosso… il carattere di chi è abituato a rimboccarsi le maniche e darsi da fare anche con poco, anche quando è difficile, mettendoci il cuore.
Questo post, a mio parere, è di una bellezza unica; mi ritengo davvero fortunata perché la vita continua a regalarmi incontri speciali come è stato con te; anche tu sei uno dei regali che ho avuto in questo 2014 di cambiamento.
Sono felice di averti incontrato a Roma. Dare una fisicità alle chat di classe è stato quel “di più” che ci voleva.
Grazie Barbara per aver condiviso con noi i tuoi pensieri.
Un abbraccio
Cecilia
Grazie davvero delle tue belle parole, Cecilia. Sono felice che il post vi abbia colpito così tanto, io non ne ero per niente soddisfatta, ma alla fine è riuscito a trasmettervi quello che volevo, e di questo sono davvero contenta. D’altra parte ‘beauty is in the eye of the beholder’ 🙂
Felice di averti potuto dare qualche dritta! E’ bello poter condividere con delle colleghe, oltre alla passione per questo lavoro, consigli e opinioni!
L’UH è stato un grande evento assolutamente da replicare, e mi ha fatto piacere dare un volto a una professionista che seguo e ammiro da tanto, da quando questo lavoro per me era solo un sogno nel cassetto da aprire un giorno lontano.
Maria Rita, sei troppo buona. Comunque, tieni l’agenda aperta, c’è caso che venga giù a Orvieto il giorno prima del matrimonio quindi il 20 giugno avremmo un sacco di tempo per parlare con calma 🙂