Quest’anno è ricorso il secondo decimo anniversario di matrimonio mio e di Massimiliano e mi sembra una ricorrenza da festeggiare. Lo faccio con un post del tutto personale e forse anche un po’ emotivo (insomma, non del tutto nelle mie corde), ma che vorrei aiutasse tante coppie alle soglie del matrimonio a vivere serenamente la scelta di sposarsi e quello che succede dopo.
Prendetelo così, come un etto di fatti miei mescolato a un decalogo per un matrimonio felice.
Ovviamente infarcito di luoghi comuni.
Pensando a questi dieci anni insieme da marito e moglie (ma in realtà sono 11, vedi il punto 2) se dovessi mettere il dito su cosa mi fa essere ancora parecchio innamorata di mio marito, nell’accezione più adolescenziale del termine (tipo che lui mi parla mentre si veste e io mi distraggo a guardarlo, per dire), direi che c’entrano queste dieci cose:
1. la fortuna
Premesso che io credo nel fatto che da qualche parte ci sia qualcuno per ciascuno di noi, il vero problema è incontrare quel qualcuno. Non solo, incontrarlo al momento giusto, se si vuole che l’unione abbia qualche speranza. Se possibile in quell’istante di vita (che deve quindi coincidere per entrambi) in cui si è sufficientemente maturi per sapere chi si è e sufficientemente rilassati per notare l’altro senza riversargli sopra eccessive aspettative. Lo so, accorgersene è come cogliere il raggio verde. Come dicevo sopra: fortuna. Ma una volta che c’è quella, tutto il resto è facile come camminare.
2. la capacità di farsi le proprie regole
Ho scoperto di essere incinta di mia figlia quando io e Max avevamo appena deciso di andare a convivere. Certo, il progetto a lungo termine era di stare insieme a tempo indeterminato, ma non si era mai parlato dei dettagli. Di fronte all’intrusa e alle pressioni parentali io e lui ci siamo regalati il privilegio di non dare nulla per scontato. Cosa fare dopo e come, l’abbiamo deciso in base a ciò che ci sembrava giusto. Così ci siamo sposati in comune in un mattino primaverile, con accanto solo i parenti più stretti, e siamo andati a mangiare in un ristorante stellato che puntavamo da un po’. E poi, un anno dopo, con tutta calma, ci siamo sposati in chiesa, perché alla fine per noi era importante. Così ora abbiamo due anniversari da festeggiare. Ma siccome le regole ce le facciamo da noi, non festeggiamo quasi mai né l’uno né l’altro. Però magari andiamo a farci una birra per festeggiare che mi ha assunto un cliente importante o che lui ha battuto il suo record di corsa. Fare le proprie regole, nel rispetto della legalità e della sensibilità altrui, regala a una coppia la libertà di trovare armonia. Che spesso è persino meglio della felicità.
3. la scelta di non avere più scelte
L’ho detto spesso, io credo tantissimo nel matrimonio. Per una che ama cambiare spesso, la scelta di un compagno a vita può sembrare un controsenso, o una lotta impari. Io invece ci trovo la realizzazione della vera maturità, che per me coincide con l’accettazione di non esplorare tutte le infinite possibilità di essere felice, ma “accontentarmi” di quella che ho avuto la fortuna di incontrare.
4. fare tanto sesso
In qualsiasi circostanza. Anche se non ci si è depilata, anche se si è arrabbiati, anche se nella stanza accanto i bambini piangono, anche se si è stanchi, anche sul pavimento del bagno, anche quando non si avrebbe voglia. Non per vantarsene con gli amici/le amiche (anche se a volte l’euforia ti spingerebbe a farlo) ma per ricordarsi che oltre alle parole e alle scelte c’è una sostanza di carne e sangue e odori e umori e respiro e ritmo e realtà. Certo, ci saranno momenti in cui il ritmo cala e non ha senso preoccuparsene. Certo, non ha senso aspettarsi le performance di quando si aveva 25 anni. Ma continuare a scoprirsi, a esplorarsi, provando cose diverse insieme, nella sicurezza della propria coppia, è uno dei modi migliori per tenere salda un’unione. E fa bene alla salute, dicono gli esperti.
5. leggere
La lettura è un veicolo importantissimo di innamoramento secondo me. E non solo perché lo dice Beatrina, ma perché l’ho visto nella mia vita. Se ogni libro è un mondo che si esplora, ogni personaggio una vita che si indossa per lo spazio di pochi giorni, la somma di queste esperienze ci rende più maturi e consapevoli di ciò che si prova. Così, io ogni volta che leggo un libro e mi guardo dentro, mi ritrovo un po’ più innamorata dell’uomo sdraiato accanto a me (che sta con ogni probabilità leggendo a sua volta un libro). Per ora è meglio di qualsiasi terapia di coppia.
6. non avere paura di sbagliare
Sono una persona che odia sbagliare. Ogni volta che succede (perché OVVIAMENTE succede) la cosa è accompagnata da incubi, sensi di colpa, ansia. Per fortuna la paura di sbagliare (e fare brutte figure) non mi ha mai immobilizzato. Perché in amore bisogna essere un po’ arditi, un po’ incoscienti, un po’ anticonformisti, per invitare un ragazzo a vedere un film di Kevin Smith, per dirne una. Ma anche per accettare che non ci sono risposte giuste e che bisogna trovare un incastro che funziona per entrambi.
7. parlare
L’importante è non lasciare mai che percezioni, ipotesi e interpretazioni prendano il sopravvento sui fatti. Se qualcosa non va, parlatene. Se siete tristi, delusi, insoddisfatti, ditelo. L’altra persona non è dotata di telepatia per cui siate sempre i primi a offrire una spiegazione senza aspettarvi sempre di essere compresi silenziosamente o viceversa interrogati costantemente. Le parole sono un balsamo e hanno il potere di dare vita e sostanza alle cose. Certo, quando ci si ama basta un gesto per dimostrarlo. Ma ci hanno dato la lingua, che fatica vi costa usarla per dire “ti amo”?!
8. la morte
Non prendetela male, ma ricordarsi che non si vive in eterno è un ottimo modo per ridimensionare qualsiasi dissenso, malumore o fastidio. È normale che nella quotidianità ci sia qualcosa che non funziona, e spesso si tende a gonfiare a dismisura questi episodi, come se fossero il segno che l’unione è destinata a finire, che non funziona più. Avere la possibilità di contemplare invece cosa sarebbe davvero vivere senza l’altra persona è spesso un modo per farci capire che tutto il resto sono emerite cavolate. La fortuna a volte è anche scoprire di avere una malattia genetica e sentirsi dire che non si vivrà fino a 90 anni.
9. una ricetta
Spesso si parla di equazione dell’amore. Ma secondo me affinché un’unione funzioni non ci deve essere un’operazione aritmetica tipo 1+1=2. Piuttosto bisogna unirsi in una ricetta, in cui gli ingredienti si mescolano attivandosi a vicenda. Il che significa accettare a volte di metterci meno del proprio. Cucinare o saper cucinare non è fondamentale, invece, secondo me.
10. insieme
Non avremo mai la casa più bella del reame, Max e io. In parte perché lui ha un gusto vagamente anni 80/espositivo (se le cose non sono in vista lui dimentica di possederle, immaginate cosa ne pensa un’amante dell’archiviazione come me) e io un gusto prettamente fusion/conservativo. In parte perché per quanto a volte io punti i piedi e metta veti a certe scelte di arredo o lui appenda foto senza parlarmene, la nostra casa sarà sempre un riflesso di chi siamo noi due, insieme. Va bene così, perché il traguardo non è finire sulle pagine di una rivista (che è già successo, comunque) ma stare bene insieme. Non l’uno lo spettatore dell’altro. Non l’uno il maestro di stile dell’altro. Ma apprezzare che siamo diversi e amarci per questo.
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