Come promesso, il secondo post della programmazione ufficiale del blog lo dedico all’organizzazione in senso più lato. Perché il 2016 è anche l’anno in cui prendo l’esperienza, gli esperimenti e lo studio di anni su questo tema e invece che trasmetterli in maniera abbozzata in caffè improvvisati con amici e colleghi, ne faccio un ciclo di consulenze personali, per chi sente l’esigenza di una guida. Ne riparleremo più avanti, ma oggi volevo dirvi la mia sugli obiettivi, perché in fondo parte tutto da lì.
Cosa intendo per obiettivi
Tanto per cominciare non mi riferisco solo agli obiettivi di inizio anno che molti di noi si danno. E badate bene che parlo di obiettivi e non propositi, nemmeno desideri o aspirazioni. Uso il termine obiettivi perché si porta dietro un senso di applicazione pratica, sia del desiderio che esprimono (quantificato in maniera precisa con un numero e un orizzonte temporale), sia delle azioni per raggiungerli. Di questo ho scritto anche settimana scorsa su C+B, dove trovate un metodo pratico e facile per definire gli obiettivi per il nuovo anno e realizzarli. Gli obiettivi a cui penso oggi sono quelli che ciascuno di noi dovrebbe avere quando comincia qualsiasi cosa. Se volete sono l’espressione del ‘why’ di cui parla Simon Sinek, sono la direzione che volete imprimere a qualsiasi impresa. Senza, anche l’impresa migliore rischia a un certo punto di perdersi per strada, o perché deraglia o perché semplicemente, non avendo chiara la meta, si interrompe prima.
Fuor di metafora, se volete diventare più organizzati dovete prima chiedervi perché sentite questo desiderio. E prima che cominciate con l’introspezione sappiate che le motivazioni migliori, quelle a cui vi conviene dare ascolto quando definite i vostri obiettivi, partono sempre da dentro, da voi. Riconoscerle, distinguerle dai bisogni e i desideri indotti, non sempre è facile, ma è a sua volta un’impresa che vi consiglio davvero di intraprendere. L’obiettivo di questo esercizio? (sì, c’è anche qui) Radicare i vostri obiettivi nelle vostre motivazioni più inconsce e assicurarvi che vi permettano davvero di migliorare qualcosa della vostra condizione di vita.
Obiettivi che vengano da dentro e non da fuori
Buttiamoci subito nella pratica, vi va? Se potessi avere un euro per tutte le volte che un’amica, conoscente, collega o simpatizzante mi ha scritto o detto “come vorrei essere organizzata come te” sarei probabilmente ricca. Ogni volta dietro questa frase si cela un significato diverso. Tramite le conversazioni che ho posso dirvi che i principali sono:
- ho la sensazione che tu abbia tutto sotto controllo e la mia vita invece mi sembra un gran casino
- mi sembri una persona che fa un sacco di cose e io invece ho la sensazione di non fare abbastanza
- appari così tranquilla che evidentemente tutto nella tua esistenza scorre liscio come l’olio, invece io sono sempre in affanno
- sei autorevole su questo argomento quindi evidentemente sei super-organizzata
- mi sembra che tu abbia esattamente la vita che vuoi, e ti invidio molto
In generale la maggior parte delle persone che ho incontrato nella vita non sente un’aspirazione innata all’organizzazione, ma ci arriva tramite il desiderio di emulare qualcuno che ammira o di cui ammira la vita, o rispondendo a un’imperativo categorico che arriva da fuori. È assolutamente normale (e sicuramente ci sono delle eccezioni) visto che passiamo le nostre giornate a sbirciare le vite degli altri sui social network e a cercare una chiave per migliorare la nostra. Il problema con questo meccanismo è che il metro per misurare il nostro progresso diventa quanto la nostra vita diventa simile alla rappresentazione della vita degli altri. In pratica: ci sembra di avere una scrivania organizzata quando assomiglia a quelle che abbiamo visto su Pinterest. Ma se avere una scrivania organizzata è un bisogno indotto dall’emulazione non è assolutamente detto che poi possa avere riflessi positivi sulla nostra vita.
I Powersheets
Tutta questa lunga premessa per dire che a me la svolta nella definizione degli obiettivi è arrivata proprio il giorno che ho preso coscienza di questo meccanismo. Fino al 2012/2013 per me definire obiettivi consisteva nell’annotare a casaccio su un quaderno (degli obiettivi, appunto) tutte le cose che volevo “fare” man mano che me ne veniva l’idea (di solito da qualcuno che ammiravo), ritrovandomi invischiata in un mix di “vorrei essere magra come lei”, “vorrei vestirmi meglio come lei”, ecc. Poi ho scoperto il metodo di Lara Casey e i suoi Powersheets, è c’è stata la svolta. Ora in circolazione ci sono ogni genere di strumenti analoghi, e la Desire Map di Danielle La Porte è un altro ottimo strumento, per dire. Ma l’elemento dei Powersheets che secondo me rimane unico e davvero utile è che costringono a interrogarsi in maniera a volte anche un po’ naif, e molto basica, e guidano in un processo di introspezione e analisi che aiuta a tenersi al riparo di influenze esterne.
Una volta acquisito il metodo secondo me non è neanche necessario per forza rifare tutto il percorso (anche se può aiutare), va benissimo un metodo più condensato come quello di cui parlavo su C+B. Il punto è ricordarsi che al centro del cambiamento che vogliamo realizzare con gli obiettivi che ci diamo, ci siamo noi. Insomma, se volete diventare più organizzati, fatelo per sentirvi meno stanchi a fine giornata, per avere più tempo per andare al cinema, per spendere meno in cose che ricomprate perché avete perso, per trasformare la vostra casa in un’oasi di pace.
La parola dell’anno, vista da una cinica
I Powersheets sono stati anche lo strumento che mi ha fatto scoprire l’utilità pratica di avere una “parola dell’anno”, che è una di quelle frasi che di per sé ritenevo vuota di significato come la mission di una corporation. Come se un anno di vita potesse essere guidato da una parola, seh! Confesso che tuttora l’approccio ‘olistico’ alla parola dell’anno (alla Susannah Conway, per intenderci) a me sa tantissimo di fuffa. Io per funzionare ho bisogno di fatti, procedimenti, appigli concreti, chiarezza, non di magia e ispirazione astratta.
Il procedimento dei Powersheets con me funziona perché mi fa domande dirette e mi costringe a rispondere secondo linee guida, e per una persona come me che ha la mente in continua espansione, le linee guida sono uno strumento potente che aiuta a liberare le risposte giuste, tenendo a bada la divagazione. Insomma un sistema che descrive per sottrazione. Per me all’università studiare consisteva spesso nel leggere in fasi successive estrapolando concetti sempre più sintetici, fino ad arrivare a riassumere un libro di critica in un breve brano. Nella mia mente ogni singola parola di quel brano faceva riferimento a un elemento ben preciso del libro e me lo richiamava, ma per elaborare l’intero programma del corso mi affidavo al brano riassuntivo. Ecco, per me la parola dell’anno è questo. È un’estrema sintesi del processo di autoanalisi che ho svolto per identificare i miei obiettivi e che da sola è in grado di descrivere l’elemento fondante che ne accomuna le motivazioni, ricordandomele.
Con questo spirito, ho trovato anche quest’anno la mia parola, che è ‘practice’, come “fare pratica” delle cose che mi riescono difficili e che voglio imparare, come “mettere in pratica” i tanti piani che ho fatto in questi anni (senza farne di nuovi per un po’), come “praticare” gli ideali che predico e in cui credo.
Ed ora a voi
Se mi state leggendo perché siete interessati a quello che potrei insegnarvi in materia di organizzazione, vi invito a fare un esercizio. Dimenticate per un attimo tutto quello che avete letto su organizzazione, ordine, gestione del tempo. Scegliete un metodo per definire obiettivi fondati sull’introspezione, uno qualsiasi ma in cui vi sentiate a vostro agio. Ora definite tre obiettivi legati al vostro desiderio di diventare più organizzati e stampateveli. Questa sarà la vostra guida nel leggermi nei prossimi mesi!
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