Buongiorno e buon inizio di settimana, oggi ho il piacere di ospitare Elisabetta che è stata così gentile da rispondere ad alcune mie domande sul suo lavoro e sul mercato inglese.
Elisabetta e io ci siamo incontrate per caso su Twitter qualche mese fa e il fatto di avere un approccio e uno stile di lavoro comune (siamo entrambe wedding planner con la doppia vita di esperte di marketing) ci ha messo subito a nostro agio. Poi lei abita in una delle città in cui io mi sento più a casa, quindi è un piacere confrontarmi con lei!
Elisabetta si è messa in proprio all’inizio del 2011, anche se aveva già al suo attivo qualche esperienza di organizzazione di matrimoni, e ha dedicato questo primo anno di attività a collaborare con wedding planner affermate e molto quotate per fare più esperienza possibile. Proprio per questo le ho chiesto di inaugurare questa serie di interviste con addetti ai lavori, raccontandoci qualche dettaglio sul settore inglese, sull’approccio dei britannici con l’Italia e i professionisti italiani, e sul suo punto di vista.
Ecco qui le mie domande e le sue risposte:
1. Da quanto tempo lavori nel settore dei matrimoni in Gran Bretagna?
Nel 2009 andai al corso di Business Practicalities della UKAWP (UK Alliance of Wedding Planners) per confermare a me stessa che questa passione per i matrimoni e l’organizzazione, che risale a ben prima di sposarmi, fosse una reale opportunità. Decisi però di parcheggiare l’idea per un po’ di tempo perché il mio lavoro come Account Manager per un’agenzia di comunicazione e media mi occupava così tanto da non aver neanche il tempo di pensare a come avviare una mia attività. Per questo mi occupai inizialmente solo di matrimoni di conoscenti, e fu solo all’inizio del 2011 che finalmente creai Linen and Silk Weddings.
2. Quali sono le principali differenze che vedi tra l’ambiente dei matrimoni in Italia e Gran Bretagna?
Senza soffermarmi su stereotipi spesso discutibili, è vero che le aspettative degli sposi riflettono la cultura del luogo di origine, e di conseguenza anche il modo in cui operano i fornitori in Inghilterra è leggermente diverso dal modo in cui operano in Italia. Per esempio in Gran Bretagna la norma per i rinfreschi è un menù semplice, in genere con tre portate; mentre in Italia un banchetto di tre portate molto probabilmente verrebbe criticato. Allo stesso tempo, per quanto i budget inglesi siano simili o appena un po’ più ridotti di quelli italiani, la coppia italiana tende a dare molto risalto all’eleganza, a voler regalare una buona esperienza agli ospiti, soprattutto culinaria, mentre la coppia inglese tende a mettere in evidenza i piccoli dettagli, le decorazioni, le idee uniche e bespoke (su misura).
Inoltre, noto che l’Italia è ancora molto tradizionalista – il matrimonio è un evento elegante, con varianti di stile a seconda della regione o città, ma le coppie, e di conseguenza i fornitori, tendono a seguire uno stile che, vivendo fuori dall’Italia da ormai 10 anni, mi rendo conto è tipicamente Italiano. In Inghilterra, invece, la coppia cerca idee diverse, alternative, quirky (buffe e particolari), e ciò viene spesso accolto con piacere da fornitori che poi usano matrimoni di questo tipo come opportunitá per fare PR.
3. Nella tua esperienza cosa cercano gli inglesi che vengono a sposarsi in Italia?
Per lo straniero, il matrimonio in Italia è sinonimo di eleganza, buon gusto e qualità. Parliamo di coppie mature, che cercano non tanto la destinazione remota, quanto un posto unico e memorabile da condividere con un numero limitato di amici e parenti. Parlando con coppie e fornitori inglesi, ciò che sembrano apprezzare di più è la nostra cucina, i nostri vini e il landscape autenticamente Italiano (rustico e mediterraneo), quindi il matrimonio in vigneto o in ville antiche.
4. Quale tendenza credi sia più forte in Gran Bretagna al momento, DIY o vintage?
Il dibattito sul vintage richiederebbe pagine e pagine, ma credo che al momento in Inghilterra i matrimoni vintage e DIY siano i più gettonati. E quando dico ‘vintage e DIY’ intendo la combinazione di entrambe, perché i due trend sono collegati. Si dice che lo stile “vintage” (e uso le virgolette perché il termine dice tutto e niente!) sia riaffiorato in America quando cominciò la crisi economica; la mancanza di fondi avrebbe obbligato le coppie a tagliare i budget e a cercare nei mercatini dell’usato occasioni per decorare la festa di nozze, dalla macchina per scrivere alle tazzine spaiate, disposti poi dagli sposi stessi il giorno del matrimonio. E così, un po’ per mancanza di fondi, un po’ perché i blog hanno cominciato a dare risalto a questi matrimoni low cost, vintage è diventata la parola d’ordine per i matrimoni 2011/12. Si dice però che il trend sia in dirittura d’arrivo… Watch this space!
5. Le spose inglesi sono disponibili a ricorrere all’usato per abito e oggetti per le proprie nozze?
È difficile rispondere a questa domanda. Direi che, in genere, chi ha i soldi per sposarsi compra l’abito nuovo, e se proprio vuole risparmiare cerchi l’abito durante i sample sales (svendite di campionario). So che il progetto Oxfam Weddings, lanciato qualche anno fa, ha avuto e continua ad avere successo, quindi sicuramente un mercato c’è. Tuttavia ormai online si trovano tante alternative super economiche (pensa solo a Etsy), quindi la sposa con un budget limitato spesso compra nuovo, ma a prezzo inferiore. A meno che ovviamente la coppia non abbia scelto un tema shabby chic, per il quale è necessario comprare pezzi vintage, quindi usati. Purtroppo (nel senso che ha un impatto non indifferente sulla sartoria sposa) su eBay si trovano anche tanti abiti nuovi provenienti dal Sud Est asiatico, di pessima qualità e realizzati in materiali scadenti. Spesso sento di boutique che sono costrette a fare miracoli all’ultimo minuto per aiutare una sposa che ha ricevuto un abito di pessima qualità o il cui abito non è proprio arrivato.
6. Credi che ci sia una percezione negativa all’estero rispetto ai wedding planner italiani? E com’è la situazione inglese in confronto?
Devo essere sincera, io qui non ho mai sentito parlare di qualità scadente di wedding planner italiani. Viceversa ho sentito di planner e fornitori italiani che organizzano matrimoni per stranieri con un inglese molto limitato, e così, quando si presenta un problema, fanno fatica a farsi spiegare, lasciando la coppia nel limbo e senza assistenza adeguata. E questo è davvero un peccato, perché crea la percezione che sia difficile lavorare con fornitori italiani.
In Inghilterra, e sono sicura che anche in Italia, ci sono tante ragazze che si improvvisano wedding planner giusto perché hanno organizzato il loro matrimonio senza intoppi. E così ogni anno ti ritrovi con decine di pop-up wedding planner, ragazze che si dichiarano tali, creando un mini-sito con foto di stock o ‘prestate’ da amici fotografi, ma senza un filo di capacità organizzative, o i requisiti necessari (come un’assicurazione che copra i danni in caso si dovessero creare problemi al matrimonio di uno dei clienti). Spesso queste nuove planner hanno prezzi bassissimi (il che sminuisce il valore del servizio offerto da wedding planner professioniste), e tendono a sparire dopo pochi mesi o un anno. Personalmente non ho nulla in contrario, perché in realtà le wedding planner come si deve sono conosciute e non hanno nulla da temere, ma raccomando solo a queste ragazze che decidono di punto in bianco di intraprendere la carriera di pensarci su bene, perché avviare un’attività come questa è costoso e richiede tanto, tanto tempo e dedizione. Qui in Inghilterra siamo fortunati ad avere un’associazione come la UK Alliance of Wedding Planners, la quale è dedicata a promuove professionalità nel settore, richiedendo alle sue planner di seguire un codice di condotta rigido, che copre vari aspetti della professione, dai tempi di risposta alle richieste dei clienti (entro le 48 ore), al rispetto della privacy, dall’obbligo di informare la coppia se si propone un fornitore con il quale possa esserci un conflitto d’interesse (cioè un fornitore da cui si percepisce una commissione di intermediazione), al rispetto del copyright dei colleghi, all’impiego di contratti scritti di valore legale.
L’associazione controlla regolarmente che le planner non trasgrediscano il codice, e offrono mentoring per aiutare i nuovi membri.
Eccoci arrivati alla fine. Che ne dite, vi è sembrato interessante questo primo incontro? Se avete voglia di mettervi in contatto con Elisabetta la trovate nel suo nuovo meraviglio sito.
Bye lovelies!
Anch’io e le mie amiche scrapper notiamo che le spose tendono a preferire il classico, ma quando (soprattutto le giovani!) scelgono le nostre proposte colorate e a volte strane, che soddisfazione 🙂