Questo è un flash-post per mettere nero su bianco le mie impressioni sull’agognatissima apertura del primo negozio H&M di Modena.
Non si parla quasi nulla di matrimoni, quindi sentitevi liberi di ignorarlo!
Oggi ho portato a casa tre convinzioni:
I GIORNALISTI ITALIANI (MODENESI?) NON SANNO LAVORARE
La stragrande maggioranza di loro non vedeva alcun senso nel partecipare alla conferenza stampa, ma tutti volevano partecipare al VIP Party di questa sera. Ora, se devo parlare di qualcosa, vorrei poter scrivere, ascoltare, girare per il negozio con calma, come abbiamo potuto fare un’ora fa. Questa sera ci saranno 300 persone stipate insieme a un catering d’alta cucina (servito da Bibendum). Siete mai stati in un negozio H&M? Avete idea che tra un espositore e l’altro ci sono circa 70 cm?! Fatevi due conti. Io mi sono fatta l’idea che i giornalisti che volevano bucare la conferenza stampa sono ignoranti e poco professionali.
Di quelli presenti quasi nessuno sapeva di cosa si stesse parlando, posso dire con tranquillità che nessuno aveva fatto ricerche sull’azienda, sulle sue politiche e sulla sua offerta commerciale. Lo dimostravano le (due) domande che sono state fatte al Amministratore Delegato di H&M Italia (Dan Norstrom, svedese).
La domanda più frequente alla responsabile dell’ufficio stampa H&M Italia era: “ci mandi poi tutto per via elettronica, vero?” Per ‘tutto’ si intendono 2 facciate di scarnissimi dati su H&M, la sua filosofia aziendale e il negozio. Roba che ci metti un secondo a rielaborare… ma vuoi mettere un caro vecchio copiaeincolla. Già, perché a chi vuoi che importi dell’apertura di una catena di abbigliamento a basso costo?!
Ai modenesi dovrebbe, per dirne una. Visto che l’apertura di H&M inaugura in città una tendenza del ritorno delle grandi catene nei centri storici, portando concorrenza pesante, è vero, ma anche riqualificazione e valorizzazione e soprattutto attraendo flusso di shopper dalla provincia.
A MODENA NON CI SONO INFLUENCER
L’unica a twittare dall’evento ero io. Che ero lì solo per sbirciare spunti per il mio prossimo post della serie “abito da sposa al centro commerciale” e qualche idea outfit per gli ospiti a un matrimonio. C’erano un paio di fashioniste (che vederle a Modena fa sempre sorridere). Ma vigliacco se qualcuno ha attaccato a parlare della cosa, o ha fatto domande di interesse generale per diffondere notizie live.
H&M CI CREDE UN CASINO
Mi aspettavo una cosa un po’ dimessa e provinciale, invece mi ritrovo Dan Norstrom in persona con cui chiacchierare. A Modena. H&M ci credo così tanto.
Hanno scelto un palazzo che li ha fatti innamorare (e si capisce da come ne parlava), hanno voluto fortemente portare il negozio nel centro città. Hanno interpellato personalmente tutti i partner locali per organizzare le iniziative promozionali legate all’apertura, senza un’agenzia di eventi da Milano, ma si sono affidata a Ludovica Bussinello per le PR, ai ragazzi di Doppiospazio per la grafica, le installazioni e il guerilla marketing, a Bibendum per il rinfresco. Tutte realtà modenesi di qualità. E avevano voglia di parlarne con la città, di spiegare come contino che l’esperienza sarà positiva per tutti, anche per gli altri commercianti. Di quanto credano nel rapporto con la comunità.
A me questo è piaciuto tanto.
Qualche notazione in breve:
1. purtroppo a Modena non ci sarà la Conscious Collection Exclusive, ma solo la base, quindi niente abitini bianchi fighi da usare come abito da sposa. Meh.
2. in autunno parte la vendita e-commerce di H&M Home. YEAY.
3. la collezione bimbi è sempre uno spettacolo, soprattutto le “robe da maschi”, divertenti, belle ed economiche. TOP.
sei tu che sei avanti, mia cara!!! grazie per questo articolo 🙂
Ma va. Senza falsa modestia, sul serio, a me sembra sempre di fare il minimo, no?
Anche io sono fan di H&M sopratutto bambini, come puoi vedere dai miei scatti Instagram a Gio. Hai fatto bene a scrivere così, approvo in pieno. Hai l’esclusiva… fico!!!
😀
Vero! Non ci avevo pensato 🙂
A me il tuo articolo è piaciuto tanto, sinceramente. Primo perché mi da un punto di vista quasi da “dietro le quinte” visto che non ho mai avuto la fortuna di assistere di persona a un evento di lancio di un negozio {oltretutto con l’AD di H&M, micapizzaefichi!} e secondo per la tua spontaneità, che adoro.
All’inizio del 2013 avevo rilanciato la notizia che H&M aveva in corso una bella iniziativa di ritiro abiti usati in collaborazione con I-Collect {progetto che loro in realtà avevano lanciato con un progetto beta in Svizzera nel 2011}. Cercando fonti in rete in effetti non avevo trovato granché e mi ero andata a documentare direttamente sulle pagine istituzionali di H&M che parlavano del loro impegno verde {grande operazione di lavanderia aziendale?}. Il punto è che la copertura mediatica è zero quando si parla di loro. A me fa un po’ tristezza.
Ma, come scrive Katia, tu c’eri 😉
PS: scusa la verbosità!
Grazie, Ceci! Quelli di Hennes & Mauritz sono svedesi, e per me è già una buona garanzia di buona volontà 🙂 Sul serio, non credo la loro sia (solo) lavanderia aziendale, è proprio che nei paesi scandinavi ci credono molto in queste cose.
Il punto è che sicuramente l’impatto ambientale della produzione e vendita di massa è pesante. Non a caso ieri Dan Norstrom ha usato una bellissima espressione (per come rappresentava questa consapevolezza ma anche i loro valori) “cerchiamo di compensare quanto possiamo il nostro impatto carbonico (carbon footprint) con iniziative consapevoli”. Non dicono che sono ecologici, dicono che sono ‘consapevoli’ delle conseguenze di ciò che fanno e che cercano quanto possibile di riparare al danno. Per me è una onestà intellettuale abbastanza rara nel settore…
Per prima cosa ti ringrazio per essere venuta .
Come ti antivipavo ho faticato molto ad avere un interesse mediatico, anche se i risultati alla fine sono stati abbastanza positivi. C’è anche da dire che poche aziende modenesi investono molto sulla conferenza stampa e sono così attenti a dare la giusta importanza ai giornalisti. Bisognerebbe “abituarle” , passami il termine!
Poi perche’ sei stata l’unica che ha sottolineato la scelta aziendale di utilizzare fornitori detti ” a km zero” . Trovo la decisione vincente. Purtroppo non facciamo notizia , ma io voglio complimentarmi con tutti quanti e ringraziarli.
Ciao Barbara, alla prossima!
Grazie a te Ludo!