Nel post di oggi ho voglia di raccontarvi come la penso sull’originalità, l’ispirazione, il copiare le idee creative di altri e le alternative disponibili. Alcune colleghe mi hanno chiesto cosa ne pensavo in passato, ma questo post secondo me serve prima di tutto a voi che state navigando Pinterest alla ricerca di idee decor da declinare nella vostra festa di nozze.
Il punto è che, nel settore dei matrimoni come in qualsiasi altro settore attinente la creatività, è difficile anche solo valutare cosa sia ormai più originale. Passati gli anni Novanta col ritorno del matrimonio come evento, e gli Zero con la rivoluzione del New Wedding negli Stati Uniti (che ha sdoganato mason jars, ponpon di carta e ogni intrusione DIY o similare anche nei matrimoni ad alto budget), siamo ora in un momento in cui tutto o la gran parte di ciò che si vede online è di fatto una semplice rielaborazione di qualcosa che è già stato fatto.
È l’era del post-modernismo a oltranza, se chiedete a me, e in questo contesto chiunque affermi di “inventare” un’idea o un concept secondo me ha una buona dose di malafede commerciale (diciamo che cerca di farvi credere di averla inventata per farsi bello/a) o peggio l’ignoranza provinciale di chi proprio è convinto di avere inventato l’acqua calda anche se vive di fianco a uno scaldabagno.
In questo contesto, tutto ciò che rimane, a chi fa il mio lavoro (e un qualsiasi altro mestiere creativo) è un mix tra consapevolezza di sé e della propria “voce” da un lato e dall’altro l’elasticità mentale per esplorare le possibili variazioni, combinazioni e interpretazioni possibili.
L’accelerazione nell’esplorare possibilità, probabilità (e anche qualche improbabilità, a giudicare da tanti programmi televisivi sull’argomento) e fantasia è stata negli ultimi due anni frastornante anche per noi addetti ai lavori. Immagino cosa possa apparire agli occhi di due persone fino ad ora digiune dell’argomento, che si apprestano a cercare qualche soluzione decor non eccessivamente dispendiosa ma che rappresenti l’unicità del loro amore. Un delirio assoluto. La prima reazione è mettere da parte tutto ciò che vi piace, nella speranza che un filo conduttore emerga a posteriori, salvo poi accorgervi che non emerge affatto, perché la bellezza di un’immagine a volte vi porta a selezionarle anche se il soggetto della foto non vi piacerebbe, visto in un altro contesto. Avete presente quando vi viene da dire “non indosserei mai questo vestito, ma che bella questa foto?!”. Ecco, la qualità (diffusamente più alta) delle foto disponibili su Pinterest è quello che vi frega.
Accumulare qualsiasi idea “bella” vediate (come potete fare voi sposi) e spingere nell’esplorazione consumistica di ogni possibile trend creativo nel settore replicandolo (come fanno tantissimi colleghi e fornitori anche in buona fede), sono secondo me due facce dello stesso errore: affrontare un processo creativo senza avere consapevolezza di sé e della propria “voce”, della propria espressività.
Non c’è speranza che nasca qualcosa di originale, fresco o innovativo senza questa consapevolezza di base, perché, molto semplicemente, manca la base dell’originalità: che siete voi.
Nella migliore della ipotesi (se avete buon gusto) potrà venire fuori una perfetta imitazione dei migliori trend del momento. Ma cosa resterà di voi ai vostri ospiti? E ai vostri clienti, se siete professionisti della creatività? Ben poco.
L’unica forma di originalità creativa che ci rimane risiede proprio nella capacità di guardarsi dentro, ascoltarsi e conoscersi. Sapere cosa mi piace, cosa non mi piace, cosa sento mio, cosa non mi appartiene, cosa è attinente ai miei valori morali, cosa mi sembra ingiusto, sono i primi punti di riferimento a cui mi affido quando affronto un progetto creativo. Ci aggiungo un istinto personale formato nei miei anni da spettatrice del mondo, tra gallerie d’arte, musei, città, persone, libri, suggestioni, colori. Il quadro che ne emerge è ovviamente in continua evoluzione (non credete a chi ha un gusto unico e immutato nel tempo, la creatività l’ha dimenticata nel cassetto da anni) formato da stratificazione di esperienze che sono sempre però coerenti tra loro perché lette dalla stessa coscienza.
Con questo quadro chiaro in mente si può guardare qualsiasi oggetto e progetto esistenti con una luce nuova, prenderne dei pezzi, combinarli tra loro, applicare delle variazioni, lungo il cammino scoprire che altre modifiche sono necessarie (per renderlo più vostro), togliere qualcosa, prendere a prestito da qualcos’altro, guastare tutto e ricominciare da zero per poi ritrovarvi alla fine col vostro progetto tra le mani. Non è inedito, sicuramente porta traccia di quelli che l’hanno ispirato. È quello che chiamo uno spin-off.
E se a copiare voi fossero gli altri? L’amica che è stata al vostro matrimonio e che si sposa tre mesi dopo? Che magari “ruba” tutte le vostre idee e ci investe più budget, fandovi sembrare che il suo matrimonio sia più bello e ben riuscito? Prima di tutto sappiate che mi dispiace vi troviate in questa situazione. So come vi sentite: tradite (spesso siamo noi ragazze a subire questi scherzi e a patirli di più), derubate, prese in giro. Vi sentite come se la “duplicazione” ad alto budget facesse perdere valore alla vostra bellissima idea di avere coroncine di fiori da scambiarvi, durante la cerimona simbolica. Credetemi, per quanto puerile suoni leggerlo adesso, vi sentite così, e non ci si può fare niente. È come quando un colore, una notte, mi fa nascere un’idea, una storia che prende forma nella mia mente, così bella e romantica che mi sembra reale. Lavoro per realizzarla, tra mille difficoltà, e una settimana dopo vedo su un blog una storia ispirata dallo stesso colore, ma senza passione, senza sentimento, mero compitino. All’inizio brucia. Poi, francamente, bisogna ricordarsi ciò che conta veramente: non è il progetto.
La vita non è una gara a chi è più creativo e originale. Quello che conta è chi sono io e chi siete voi, le persone che sapremo essere e diventare. E il valore creativo di ciascun progetto è proprio nella relazione con chi l’ha creato, non in relazione agli altri progetti.
Vi sembra una magra vittoria, essere quelli che fanno le cose con passione e consapevolezza di sé, avendo cura della propria unicità, rispetto a chi si limita a copiare e replicare trend e idee già macinate all’infinito? A parte che ribadisco, non è una gara (quindi c’è poco da vincere). Ma davvero, è l’unica prospettiva che davvero conta.
Ed ora, via, chiudete Pinterest e aprite un giornale. Scegliete una mostra, che d’estate l’Italia ne è piena. Visitate un museo della vostra città. Girate senza meta per le strade di un centro storico. Fate poche foto, fatele solo per immortalare qualcosa che vi toglie il fiato, e scrivete su un quaderno perché. Tenetevi per mano. Aprite gli occhi e le orecchie e il naso. Raccontatevi perché vi amate. Anche se sembra stupido. Fate gli elenchi delle cose che vi piacciono e delle cose che non vi piacciono. Metteteci dentro le formiche, il gelato alla fragola, il legno chiaro, i libri di Charles Dickens, le strade bagnate dalla pioggia, i film in bianco e nero. Tutto quello che siete, sognate di essere, sarete mai.
E ripartite da lì. Voi.
p.s. le foto qui sopra sono state scattate durante un viaggio di lavoro a Eindhoven, con le colleghe de IlBlogLab. Cose che mi hanno colpito, catturate con l’iPhone. Da entrambe sono nati progetti creativi. Just saying.