Oggi ci tenevo tanto a scrivervi. Prima di tutto perché ODIO quando i piani che ho studiato con tanta cura vanno a ramengo. Succede. Me ne faccio una ragione. Ma confesso che mi ci vuole una certa dose di cioccolato per dimenticare il fastidio. Poi perché gennaio sta diventando un mese davvero totalizzante sul lavoro, e nonostante io stia alla scrivania (o in giro per appuntamenti) dieci ore al giorno non riesco a trovare il tempo di parlarvi come vorrei.
fatamadrina reads… the Mollie Makes DIY Wedding Lookbook!
Oggi torno a una rubrica che ho inaugurato da poco e che sarei curiosa di sapere se vi interessa o vi è utile, “fatamadrina reads…” (che poi sarebbe “fatamadrina legge…”).
Come sapete, svolgere un mestiere che riguarda in parte anche scelte di stile legate ai costumi e alle mode comporta un aggiornamento continuo, attraverso numerosissimi libri e riviste specializzate. Da quando poi il mondo dei matrimonio è diventato un catalizzatore di attenzione (e denaro) si moltiplicano le incursioni nel genere anche da parte di testate che di norma si occuperebbero di altro. Persino l’allegato speciale che ho realizzato con CasaFacile nel gennaio scorso ne è un esempio.
Visto che acquistare tutti i libri e le riviste disponibili sul mercato è un impegno economico non indifferente ho deciso di raccontarvi quello che penso di alcuni dei titoli che leggo, in modo che voi possiate decidere se valgono la pena dell’acquisto.
Oggi vi racconto il supplemento di Mollie Makes uscito con il numero 14. Il titolo completo della mini-rivista (50 pagine non brossurate) è Let’s get hitched! DIY Wedding Lookbook e sicuramente la pubblicazione riflette la tendenza di Mollie Makes in generale a privilegiare progetti facilmente replicabili e ispirazioni fatte a mano.
La struttura della rivista è molto semplice, e presenta tre sezioni costruite intorno ad altrettanti matrimoni da vero e uniformate dallo stile di ciascuno di essi. C’è la sezione funky retro, con un matrimonio colorato e molto influenzato dalla nostalgia per gli anni 50 e 60, la sezione vintage, con una festa di nozze all white piena di dettagli shabby chic e romantici, e in infine la sezione rustic, con un matrimonio bohémien in campagna. Ciascuna sezione presenta anche una rassegna di prodotti a tema in vendita su Etsy, che permettono di ricreare lo stile presentato, e un progetto fai-da-te decisamente alla portata di tutti.
Al centro della rivista ci sono infine alcuni spread (i servizi che coprono due pagine contigue) monotematici dedicati agli abiti per le damigelle e ai bouquet fatti a mano con stoffa e spille.
La verità è che tutti e tre i matrimoni presentati e la gran parte degli oggetti proposti sono già ampiamente circolati sul web. In particolare le nozze di Alanna di White Room Events sono state tra le più cliccate e pinnate nei mesi scorsi. Per questo, forse, se siete attente navigatrici la rivista potrà apparirvi superflua.
Eppure, se state organizzando il vostro matrimonio e volete una traccia facile da seguire per progettare lo stile della vostra festa, la quantità di link e siti web citati nelle didascalie può costituire una risorsa preziosa e un ottimo punto di partenza. In particolare, perfettamente in linea con la tradizione di Mollie Makes, le istruzioni per i fai-da-te sono decisamente chiare ed esaustive… a prova di incapace, diciamolo pure!
Mi resta solo un dubbio, riguardo a questa oggettivamente bella rivista… il pubblico di Mollie Makes è molto attivo sul web, non sarebbe stato meglio regalare loro più materiale originale?
Voi che ne dite? Fatemi la vostra recensione di queste mie recensioni, che lo sapete, se non serve a voi, non ha senso che lo scriva!
fatamadrina reads… the OnceWed magazine, vol.1
Chi mi segue sui social network (Instagr.am e Twitter in particolare) l’aveva già sbirciato sul tavolino del fatastudio, per gli altri spero sia una sorpresa piacevole come è stato per me riceverlo. Sto parlando del primo volume della rivista cartacea di Once Wed.
Seguo Once Wed da sempre (almeno dal luglio del 2009, quando l’ho inserito nei preferiti di Firefox) e negli anni ho apprezzato la sua evoluzione in portale, pur mantenendo un’immagine consistente e personale. Se mi conoscete saprete che non sono una fan sfegatata del mood romantico, pastelloso ed evanescente. Le foto troppo slavate mi stancano in fretta e credo che i colori pastello vadano dosati con molta attenzione. La vita non è tutta sfumata e ovattata (non la mia comunque) e ho la sensazione che i total look pastello siano un po’ la versione cromatica dell’anoressia, quasi un modo per mortificare la bellezza dello spettro luminoso.
Sì, le mie opinioni sono sempre tagliate con l’accetta e timide come una ballerina di burlesque!
Ad ogni modo, pur non essendo lo stile diOnce Wed quello che sceglierei per me e la mia vita quotidiana, il blog è tra i cinque che visito più spesso e con maggiore soddisfazione. I motivi credo siano principalmente due:
Joy Thigpen è stata capace di bilanciare il mood soft della testata con incursioni di colori decisi, font semplici e un uso della calligrafia limitato al minimo, rendendo la presenza sulle schermate un’esperienza piacevole, rilassante e allo stesso tempo capace di stimolare la creatività in me (cosa che altri siti con più fronzoli proprio non succede);
Emily Newman ha un occhio eccezionale per i progetti faidate insoliti e originali. Moltissimi dei progetti che sono finiti nel mio allegato per CasaFacile sono in qualche modo stati ispirati da lavori visti per la prima volta su Once Wed.
Immaginate quindi la mia gioia quando ho scoperto che sarebbe stata pubblicato per la prima volta un magazine cartaceo di Once Wed! Mi sono precipitata a ordinarlo e quando l’ho ricevuto ho stracciato febbrilmente il pacco.
La mia prima reazione? Leggera delusione, lo ammetto. Ma continuate a leggere, perché ho dovuto ricredermi!
Il primo impatto è stato pesantemente influenzato dalla ‘levità’ del prodotto finito. Il titolo di copertina e i contributi nel colophon sono stampati in grigio su fondo bianco e con una font così sottile da scomparire quasi. La pagina dei credits finali, con testo stampato sottilissimo sullo sfondo di una foto in nuance beige e grigie, è a tratti scarsamente leggibile…
Eppure…
Eppure quando ho aperto il magazine ci ho ritrovato tutto quello che mi piace del sito.
Il giusto risalto dato ai progetti di cancelleria, con foto stampate a qualità tipografica, al punto che sembra di tenere i cartoncini tra le mani. Certo aiuta che le foto siano di José Villa, ma vi assicuro che si può apprezzare la grana della carta dei cartoncini ritratti!
L’attenzione per le storie che si leggono sui visi degli sposi, che spesso per noi operatori sono più interessanti dei dettagli di una mise-en-place.
Stories are often told through the bride and groom’s faces, expressions we wedding pros are immediately drawn to.
Il gusto per una fotografia quasi autoriale, capace di regalare emozioni e suggestioni che stimolano la creatività, e qui impersonata dallo stesso José Villa, da Kate Murphy, da Tec Petaja, da Joey + Jessica, da Rylee Hitchner.
A real interest in photography as art is evident throughout, with evocative and inspirational images from the likes of José Villa, Kate Murphy, Tec Petaja and Joey + Jessica.
Ma soprattutto la sorpresa di chiazze di colore vivace, usato con divertimento ed evidente piacere, come il tocco di giallo nelle pagine che vedete qui.
Insomma, la prima rivista di Once Wed si è guadagnata di diritto un posto d’onore nella mia libreria d’ispirazione, come uno di quei volumi che tirerò fuori molto spesso, per rilassare la mente e aprirla a nuove suggestioni. Speriamo che la rilegatura brossurata sopravviva a lungo!
E voi? Cosa aspettate a ordinarla?!
Forma, contenuto e etica professionale
Tutto è cominciato con i soliti dilemmi da ‘industria dei matrimoni’, del tipo, non ci sarà un po’ troppa ‘forma’ a certi matrimoni da quando c’è tutta una macchina commerciale dietro i servizi collegati? Programmi televisivi sempre più pretestuosi, libri splendidi, utili o solo frivoli, negozi, organizzatori, consulenti e riviste di ogni genere… non corrono il rischio di enfatizzare l’aspetto spettacolare di una festa di nozze distogliendo l’attenzione dal cuore della questione, ovvero, molto semplicemente, la storia d’amore dei protagonisti?!
Lo so, è un argomento complesso e spinoso (per non dire, epocale, visto che l’opposizione forma/contenuto è uno dei principali argomenti filosofici in ambito artistico da una cosa come alcune migliaia di anni) ma alla fine ho sempre pensato che la soluzione fosse abbastanza semplice. Quando organizzo un matrimonio io affronto ogni aspetto ‘visivo’ e di stile a partire dalla coppia. In questo modo ogni elemento formale della festa che verrà organizzata sarà comunque carico di significato e pensato in modo da riportare l’attenzione sulla coppia. In questo, ho la presunzione di credere che nei miei matrimoni ci sia sempre forma e contenuto.
Lo stesso approccio andrebbe secondo me applicato ai professionisti del settore matrimoni.
Ciascuno di noi (wedding planner, designer, fioristi, calligrafi, grafici, e così via), per quanto bravi e talentuosi possiamo essere, non è che uno strumento al servizio degli sposi per aiutarli a celebrare nel modo migliore il loro amore. Quando lavoriamo a un matrimonio, quando allestiamo un servizio fotografico per qualcun altro, siamo comunque semplici ospiti alla festa di qualcun altro. È evidente che assumendomi gli sposi non comprano una schiava o un automa che fa tutto ciò che le viene chiesto in modo acritico. Ma, nel rispetto della mia professionalità e del mio lavoro, è giusto che gli sposi si aspettino da me di piegare i miei gusti personali, le mie aspirazioni e il mio modo di lavorare a quel compromesso che garantisce la migliore collaborazione e il risultato più adatto alle loro esigenze.
Sfatiamo il mito che se un professionista è di alto livello può fare quello che gli pare e imporre le proprie scelte ai suoi clienti. Un vero professionista non lo farebbe mai, perché sa che senza il ‘contenuto’ portato dalla coppia, anche la ‘forma’ migliore e più lussuosa perderebbe emozione e valore.
Chiariamoci bene, questo post non ha lo scopo di ‘fare la lezione’ a colleghi e aspiranti tali, quanto di mettere in guardia i futuri sposi dalla dittatura del gusto di certi fornitori. Cercate fornitori che rispettino la vostra storia e siate sempre generosi di riscontri al termine delle vostre nozze. Premiate chi vi ha trattato bene e segnalate i fornitori che hanno messo al centro la propria fama e arroganza. Solo un feedback onesto e generoso può fare selezione in questo mercato, permettendo ai veri professionisti di ricevere il giusto plauso e agli sposi di non incappare in brutte avventure.
Non c’è industria in cui sia più vero che non tutto ciò che luccica è oro. Ne volete un esempio?! Avete sentito parlare delle famosissime fotografe americane Simply Bloom? Ecco un paio di recensioni molto negative del loro recente workshop a Las Vegas: qui e qui. Solo due voci su 27 (che comunque sarebbe quasi un 10%, percentuale non proprio trascurabile)? Se aggiungiamo almeno due conferme nei commenti arriviamo quasi al 20% di feedback negativo. Roba per cui Ebay e Etsy opererebbero verifiche rigorose sul venditore.
Nel nostro mercato non esistono enti superiori come Etsy e Ebay, che vigilino sui contratti (esigeteli e firmateli sempre, per favore), sulla legalità (partita IVA e fattura sono un servizio anche per il cliente) e sull’etica dei fornitori. Aiutatevi voi, con recensioni precise, oggettive e chiare, magari scritte a due mesi dal matrimonio, quando avete la mente lucida. Centinaia di future coppie vi ringrazieranno. Per non parlare dei fornitori corretti.
E finalmente non ci sarà più bisogno di distinguere tra forma e contenuto.