Ve l’avevo promesso. Nei prossimi mesi il blog ospiterà di lunedì alcuni addetti ai lavori che si sono prestati a rispondere alle mie domande a doppio taglio… nel senso che da un lato ci tengo a farveli conoscere meglio nella speranza che trovino sempre più occasioni di lavoro (perché se le meritano), ma dall’altro le loro risposte possono offrirvi uno sguardo dietro le quinte su aspetti di un matrimonio a cui magari non avete mai pensato. E la conoscenza è l’arma più potente, quando si è alle prese con scelte e investimenti importanti, secondo me.
Oggi ospito Arabella Marsili, in arte Ara Marvin, che con il marchio caratterino offre servizi di wedding design, in particolare per quanto riguarda la progettazione e realizzazione di cancelleria e coordinati di nozze.
Ara è stata anche una delle menti dietro il folle shooting di aprile a Grottammare, che è stato poi pubblicato su Green Wedding Shoes. Ecco qui le domande che le ho fatto, e le risposte che lei, ever gracefully, mi ha dato.
1. Raccontami qualcosa di te
Sono Ara, 32 anni, amante dei treni, dell’autunno, delle geometrie e del bianco/nero. Timidissima, goffa e un po’ lentona, non passa giorno in cui non ascolti musica, preferibilmente rumorosa. Amo circondarmi di un sano disordine. Forse è per contrappasso che ho sviluppato un gusto grafico molto ordinato e pulito: “Se non serve, è troppo”. Per la mia attività ho scelto il nome “caratterino”, citazione tipografica e tutt’altro che caratteriale: graphic designer, wedding supporter, paper addicted and fan of chaos.
2. Che cosa ti ha portato a diventare una grafica?
Ho iniziato a interessarmi di grafica durante gli studi di urbanistica; ero molto affascinata dalla fase di comunicazione e presentazione dei progetti, in particolare dall’uso dei simboli e delle icone. Tutt’ora l’aspetto simbolico della grafica è quello che preferisco, molto più della decorazione fine a se stessa. L’aspetto pratico e operativo l’ho invece imparato lavorando in un centro stampa digitale; la formazione teorica vera e propria l’ho alimentata e la alimento ancora da autodidatta, spinta dall’ansia da prestazione, dalla curiosità e dal bisogno di sentirmi “preparata” in materia.
3. Perché hai deciso di dedicarti anche alla grafica per i matrimoni?
Il mondo del wedding design l’ho scoperto a inizio 2011 tramite Cinzia [Bruschini, n.d.F.]. lei si stava già affermando nel settore come fotografa, io in quel periodo avevo appena deciso di tentare la strada del lavoro autonomo e mi stavo contemporaneamente interessando di carta e legatoria. Cinzia mi aveva contattato per delle richieste di stampa specifiche, e mi fece vedere degli esempi. Mi ricordo che quando ho visto Oh So Beautiful Paper per la prima volta mi sono chiesta dov’ero stata fino ad allora! Quello che mi ha subito colpito di questo settore, e che ancora mi esalta, è la versatilità: lavorando infatti su piccole quantità e dimensioni, ci si può sbizzarrire con finiture a mano e attenzioni al prodotto che la produzione seriale non permetterebbe, dalla cucitura all’uso di diversi materiali, alle fustelle. Si può rifinire e lavorare a mano ogni singolo pezzo. In più progettare un invito di matrimonio significa annunciare un momento di gioia, ma sopratutto pieno di storia; nella mia piccola esperienza, da ogni coppia per cui ho lavorato, è nata un’amicizia (e è scesa qualche lacrima di commozione).
4. Quali sono 5 consigli che daresti agli sposi per prendere decisioni relativamente alla grafica del loro matrimonio e per scegliere un fornitore di grafica?
– Rispecchiarsi: è importante sentirsi a proprio agio con l’aspetto grafico del proprio matrimonio. Tutto deve parlare della coppia, dei loro gusti e del loro vissuto, è inutile falsare il tutto solo per seguire le tendenze.
– Astrarre: possiamo distaccarci da una visione troppo didascalica del tema di matrimonio. Quindi non per forza dobbiamo usare le iniziali, o le conchiglie se siamo al mare o la neve se siamo in montagna.
– Curare l’invito: che sia fatto dagli sposi o da un professionista, scritto a mano o grafico, che sia stampato o virtuale, l’invito deve essere curato e rappresentativo di chi lo invia. A volte si preferisce investire sul tableau o sull’allestimento; va bene, ma se è necessario ridimensionare il budget, l’invito a mio parere è l’unica cosa a cui non si può rinunciare. In realtà è infatti l’unico pezzo che gli ospiti avranno la possibilità di avere tra le mani, “scartare”, vedere e rivedere più volte e con calma. È una forma di rispetto per i nostri ospiti. Devono poter già assaporare il gusto del matrimonio e sopratutto sentirsi presenze volute e desiderate.
– Incuriosire gli ospiti: attraverso l’invito si possono usare attenzioni per incuriosire gli ospiti, farli giocare, interagire, costruire puzzle, scoprire scritte con l’inchiostro simpatico, grattare talloncini argentati… insomma creare un’atmosfera giocosa che renda da subito gli ospiti partecipi della festa.
– Coordinare e semplificare: se si sceglie un tema è bene condensarlo in un elemento rappresentativo e portarlo avanti fino alla fine; meglio meditare qualche giorno in più ma essere certi di volerlo sviluppare anche nell’allestimento finale. Infine semplificare il più possibile, evitare per esempio di dare ai tavoli nomi di fiori in latino che gli invitati passeranno più tempo a decifrare che non a ricordare.
5. Come nasce di solito l’idea del progetto grafico di un matrimonio, nella tua esperienza?
Non avendo un catalogo e costruendo di volta in volta il progetto, la base di partenza è la coppia; se è possibile mi piace incontrare entrambi gli sposi, anche se di solito poi mi relazioni sempre con la sposa. Capita anche di lavorare via mail e non aver modo di vedere mai dal vivo la coppia. In quel caso parto da una sorta di “questionario” che prima di tutto li invita a parlare di loro, di come si sono conosciuti, dove andranno a vivere, chi è la parte razionale e chi quella romantica, i loro gusti etc. poi la loro idea riguardo al giorno vero e proprio del matrimonio, dove si sposeranno, se avranno un colore principale, un tema portante o se hanno già scelto l’abito. Last but not least, un’idea di “tetto di investimento” entro cui stare per la realizzazione: le tecniche di stampa e i diversi tipi di carta utilizzati possono fare la differenza ma anche pesare sul budget complessivo. Da questi elementi nasce un’affannosa ricerca di spunti fino all’elaborazione di un paio di proposte da sviluppare.
6. Quante ore di progettazione ci sono in media, dietro una grafica di matrimonio interamente personalizzata?
Questa è la domanda più difficile: non so calcolare il tempo, ogni volta è diverso e non essendo una persona molto metodica faccio fatica a tenere il conto di quanto tempo impiego. Di certo il tempo dedicato alla ricerca è fondamentale; deve essere costante e a 360 gradi. Sembra una frase fatta ma è così: lo spunto definitivo può arrivare da qualunque campo. La fase di approvazione, anche qui, è random: se non si fa centro, o non si smuovono i sentimenti o ci sono troppe insicurezze da parte degli sposi, si può tentare di aggiustare un progetto per mesi. Quand’è così è d’obbligo darsi un limite e decidere eventualmente di ricominciare totalmente da capo.

© Cinzia Bruschini
7. Quanto è importante la scelta dei materiali, dei metodi di stampa e del fornitore? E che impatto può avere sul budget? C’è un modo per ridurre questi costi senza compromettere la resa del progetto?
Stampa, carta e finitura possono fare la differenza nel risultato finale. Chi non ama la lamina oro, o la carta accoppiata o la tanto adorata letterpress? Tutto questo incide nella realizzazione, e il più delle volte in maniera significativa. Nonostante questo, io credo che si possano ottenere degli ottimi risultati anche dalla classica stampa digitale e da una carta più semplice. Ho anche visto inviti straordinari inviati esclusivamente via mail o inseriti in un sito web costruito ad hoc. L’incisività del progetto grafico serve a questo, a funzionare sempre e comunque. Quando si progetta un logo, amo dire che se funziona in nero, funziona sempre. Questa regola per me vale anche nel progetto di matrimonio; tutto quello che è rifinitura è senz’altro l’aspetto più originale e che conferisce unicità al progetto, credo però che nessuna letterpress possa fare i miracoli. Quello che è importante invece è che l’aspetto di progettazione e quello di realizzazione vadano di pari passo; quindi chiedo all’inizio se si ha intenzione di orientarsi su queste lavorazioni, perché è importante in fase di progettazione sapere che standard devo rispettare per poter ottenere quel risultato.
8. Come definiresti il tuo stile?
Vorrei che fosse percepito come pulito e simbolico.
9. Wedding planner. Quali sono nella tua esperienza gli aspetti positivi di lavorare alla grafica di un matrimonio quando c’è una wedding planner nel team, e quali le eventuali controindicazioni?
Nella mia piccola esperienza, la figura della wedding planner è stata utilissima perchè in grado di dare dei vincoli fin da subito al progetto. Gli sposi arrivano con le idee già piuttosto lucide [quando lavorano con un wedding planner], non vagano nel nulla in cerca di ispirazione e hanno una figura di riferimento precisa e puntale. Sostanzialmente facilita il mio lavoro perché mi indirizza già sul risultato. In più è un ottima fonte di confronto e riscontro delle mie proposte. Inoltre dando un supporto professionale nell’organizzazione generale, è in grado di dare un parere autorevole, rispetto a me che magari posso consigliare ma non certo gestire professionalmente tutti gli aspetti del matrimonio. Le eventuali controindicazioni possono eventualmente derivare dagli stessi motivi: essendo un filtro così importante tra me e gli sposi, le mie motivazioni o le loro richieste potrebbero non arrivare completamente e generarsi fraintendimenti.
Allora, cosa ne pensate? Scommetto che adesso anche voi adorate Ara! Se avete altre curiosità che le mie domande non abbiano fatto emergere, mi raccomando scrivetele nei commenti e io e Ara cercheremo di rispondervi il più velocemente possibile!