La pagina di un “nuovo articolo” su questo blog mi faceva ormai paura quanto la prospettiva di un volo transoceanico. Poi ho scoperto che mi bastano due Xanax e riscopro la gioia immensa di volare. Perché io ero una che prima degli attacchi di panico amava volare, ma anche quando gli attacchi di panico sono spariti mi è rimasta la paura che tornassero, ed è diventata paura di volare. Così adesso, che sono andata e tornata dagli Stati Uniti godendomi un sacco l’aereo più grande del mondo, mi sono decisa a pubblicare anche questo post (che era in bozza da tempo).
Che poi la paura di affrontare questo processo di scrittura era più paura di non avere più niente di utile da dire, di finire a riciclare idee e pensieri, insomma paura di cascare nel trappolone dell’auto-referenzialità-e-basta proprio come la mia vertigine era soprattutto paura di voler cadere. Poi mi sono innamorata del percorso della Roosevelt Island Tramway sospeso sull’Hudson e anche quella vertigine si è ridimensionata e ho capito che alla fine posso pure cadere nell’auto-referenzialità ma so che insieme potremo trovarci una lezione utile anche a voi. Se così non è, ditemelo!