Questa è la storia del perché ho deciso di partecipare a una fiera di matrimoni, di come ho progettato il mio stand, e di perché rimango dell’idea che partecipare a una fiera di matrimoni sia un investimento poco conveniente per un wedding planner (come si dice in liguaggio tecnico: con un ROI inadeguato).
Ovviamente stiamo parlando di mie considerazioni personalissime che vi prego di prendere col giusto grano di sale. Alla fin fine le fiere sono uno strumento di marketing e come tale vanno valutate nell’ottica di una strategia complessiva.
Partiamo proprio da qui, dal perché quest’anno per la prima volta ho esposto a una fiera di settore. Il motivo è presto detto. La mia strategia di marketing quasi esclusivamente online mi ha messo in contatto in questi due anni con coppie che provengono da ogni parte di Italia, e solo marginalmente con coppie nella mia zona. In un settore molto basato sul passaparola amichevole tra conoscenti avevo bisogno di espormi (letteralmente) per farmi conoscere anche sul territorio.
Farmi conoscere però non è così semplice, e chi di voi mi legge da un po’ di tempo lo sa bene. Prima di tutto ho un approccio particolare a questo mestiere che non è così diffuso e che è determinante nel mio modo di lavorare. Il fatto che io non abbia accordi in esclusiva con alcun fornitore è quasi un inedito. La mia convinzione che non ci sia un unico modo di fare le cose, ma che ciascuno debba trovare il proprio ‘modo giusto’, poi è quasi un’eresia in un settore che fa della tradizione la sua prima bandiera. Infine, la mia enfasi sul progetto, sulla creatività, sulla relazione con la coppia per collaborare alla realizzazione dell’evento è abbastanza inusuale tra i colleghi locali.
Tutte queste cose non si possono spiegare con un manifesto pubblicitario, un volantino o tantomeno uno spot radiofonico. Per questo ho deciso di affittare uno spazio espositivo in cui provare a raccontare chi sono e come lavoro in modo fisicamente visibile.
Il mio stand a Modena Sì Sposa era una stanza unica, che ho scelto per le sue dimensioni (ridotte a sufficienza per evitare dispersività), il suo décor (facilmente coordinabile con la mia immagine istituzionale) e la sua luminosità (era una delle poche bi-esposte).
In questa stanza ho allestito una vera e propria rappresentazione di come lavoro:
– all’ingresso c’era una zona conversazione con spazio a sedere per entrambi gli sposi, perché il primo incontro che ho coi clienti serve proprio a conoscerli entrambi. In questo spazio ho allestito tre sedie intorno a un tavolino perché questi incontri avvengono sempre in modalità inclusiva, con io e la coppia seduti a pari livello intorno al tavolo della progettazione;
– lo spazio successivo rappresentava la prima delle parole chiave della mia identità, l’originalità con cui reinterpreto questo mestiere e le esigenze degli sposi. Non a caso è in questa zona che ho vestito un abito nuziale classico con elementi ironici come le zucche colorate (una strizzatina d’occhio al mio nome e al film Disney di Cenerentola), e la spallina di bomboniere, come a dire che nessun oggetto non è concesso e che ogni elemento può essere coordinato con un filo conduttore originale;
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© fatamadrina® |
– verso la metà della stanza era posizionato un paravento decorativo che rappresentava la seconda parola chiave, la creatività necessaria per trasformare le esigenze e gli input iniziali in un progetto di nozze omogeneo. Sul paravento ho infatti realizzato un’abbozzo di mood board, seguendo il filo conduttore della mia immagine istituzionale (quindi la dominante azzurra, i tocchi ‘magici’ e gli spunti fai-da-te) e aggiungendo appunti sparsi che dessero l’idea di massima di come ragiono in questa fase;
– la stanza culminava poi nel tavolo organizzazione, un allestimento di elementi che concorrono alla realizzazione vera e propria del progetto di nozze. Qui ho esposto una coppia di sposini Playmobil all’interno di un’alzata di cristallo, perché gli sposi sono sempre al centro di ogni progetto di nozze e del mio lavoro. Poi ho disposto intorno libri e riviste che costituiscono le mie fonti di ispirazione, nastri, cannucce e candele che sono tipici elementi decorativi usati negli allestimenti di nozze, oltre a lanterne, un libro porta-fedi, mini-meringhe dolci, una cornice. Il tutto declinato nei colori istituzionali di fatamadrina (bianco, azzurro e blu) e con l’incursione dell’elemento decorativo della stella, che era presente nel décor della sala e che ben si armonizzava con l’allusione alla magia che è insita nel mio marchio.
Uno stand di questo tipo aveva lo scopo di instaurare un dialogo con i visitatori, accoglierli nel mio mando dando loro l’idea di come possiamo lavorare insieme.