Buon lunedì a tutti/e, oggi post dedicato agli addetti ai lavori o che vorrebbero esserlo. Attenzione che è molto tecnico, per tutti gli altri sarà una noia pazzesca, quindi l’ho infarcito di foto particolarmente belle e sognanti.

foto di Amanda Gallant via 100LayerCake
Tra i messaggi e-mail che ricevo da aspiranti wedding planner, ce ne sono alcuni che mi chiedono consigli sui franchising delle agenzie. Sapete come funziona, no? Vi iscrivete al corso tenuto dalla nota agenzia, vi danno l’attestato, alla fine del corso vi prendono da parte e vi dicono che siete brave/i e che per questo vi offrono un’opportunità eccezionale: usare il loro marchio per cominciare questo mestiere con una base di lavoro già avviata. Oppure siete abbonati di una newsletter o una pagina Facebook e ricevete un’e-mail in cui vi si offre l’incredibile opportunità di accedere ai “moltissimi contatti” che l’agenzia riceve in tutta Italia. Il tutto incluso in un accordo di franchising. L’idea sembra molto allettante e un modo un po’ meno terrificante di lanciarvi nel mondo del lavoro autonomo, però potreste avere dei dubbi. Per questo cercherò di fornirvi qualche strumento per risolverli.

foto di Amanda Gallant via 100LayerCake
Ecco, cominciamo dalle base, prima di tutto come funziona un accordo di questo tipo, di solito? Il concetto è semplice: l’agenzia di servizi si è fatta un nome e ha più clienti di quanti non possa convenientemente gestire, o un bacino di utenza ben oltre al di fuori della propria portata geografica. Per questo ‘affitta’ il proprio nome e la propria immagine ad altri professionisti, che in cambio si impegnano a rispettarne l’immagine e lo stile e a pagare una quota.
La quota può essere:
– una tantum, si paga una cifra iniziale a sigla di un accordo che ha una durata prestabilita;
– una tantum per coprire i costi di avviamento, più una percentuale su ciascuna commessa acquisita;
– una tantum per coprire i costi di avviamento, più un fisso mensile a prescindere dal volume di lavoro acquisito.
Il franchisor (l’agenzia che rende disponibile il proprio marchio) di norma offre:
– il proprio marchio e tutto il materiale di promozione (biglietti da visita, eventuale brochure, sito internet, ecc), personalizzato e stampato anche con i dati del franchisee (il professionista che aderisce al contratto, voi insomma), in alcuni casi anche l’arredo per la sede se è elemento distintivo dell’immagine dell’agenzia;
– un archivio di fornitori con cui esistono già accordi favorevoli;
– un database di potenziali clienti per la zona di interesse del franchisee;
– formazione completa e assistenza in ogni fase della durata del contratto per tutti gli aspetti che riguardano lo svolgimento del lavoro.
In cambio il franchisee si impegna a:
– rispettare l’immagine, lo stile e la modalità di lavoro dell’agenzia;
– aderire alle clausole contrattuali;
– corrispondere le quote di cui sopra.

foto di Amanda Gallant via 100LayerCake
Questo è il meccanismo generico del franchising, trovate le informazioni approfondite sul settore qui e il testo completo della legge in materia qui. Ma dato che parliamo di un settore ben preciso, vediamo di rispondere alla domande che mi fate più spesso.
Perché diventare franchisee nel settore dei matrimoni può essere una buona idea?
Prima di tutto perché con l’affollarsi di operatori, nel settore dei matrimoni è diventato sempre più difficile trovare un nome e un’immagine che si distinguano. Il meccanismo del franchising vi permette di costruire la vostra reputazione su una base di visibilità già costruita dal franchisor, semplificandovi di molto la strategia di marketing, che altrimenti dovreste costruire da zero e da soli.
Quando ne vale la pena?
Dipende molto dalla zona in cui operate e dall’accordo che la singola agenzia propone (mi risulta che differiscano molto), ma sicuramente è una soluzione adatta a chi ha un po’ meno capacità imprenditoriali e a chi vorrebbe lavorare in questo settore in posizione di semi-dipendenza, cioè con una casa madre che detta le linee guida permettendo al singolo wedding planner di concentrarsi sul lavoro sul campo. È una soluzione indicata a chi ha un capitale iniziale da investire e vuole trarne il massimo vantaggio. L’investimento iniziale è infatti maggiore rispetto a quello per aprire un’attività magari da un locale della propria abitazione (questi contratti presuppongono sempre sedi commerciali con buona visibilità, quindi molto costose per affitto e mantenimento) ma in teoria vi garantisce un periodo di avviamento più corto.
Cosa verificare prima di firmare?
Prima di tutto la quota di territorio che vi viene garantita. L’ideale sarebbe che aveste l’esclusiva del marchio almeno su un’intera provincia. Poi, come per qualsiasi contratto, leggete molto molto bene tutte le clausole. L’accordo deve essere mutualmente soddisfacente, per cui è giusto che il franchisor riceva un compenso adeguato al valore del proprio marchio (richiedete una valutazione ufficiale redatta da uno studio competente), ma l’accordo deve essere redditizio anche per voi. Per questo è bene richiedere numeri certi riguardo al numero di contatti che l’agenzia ha ricevuto nella vostra zona nei 12 mesi precedenti e il tasso di successo di questi contatti (quanti si sono trasformati in effettive commesse).

foto di Amanda Gallant via 100LayerCake
Insomma, franchising sì, ma con la dovuta attenzione e solo dopo un’attenta analisi delle vostra situazione, del contratto e soprattutto sotto la supervisione di un consulente (commercialista e/o avvocato).
P.S.
Sei un’agenzia di wedding planning che ha creato un circuito di franchising e pensi che questo post non sia veritiero o sufficientemente chiaro? Leggerei volentieri i tuoi commenti qui sotto. Il post è stato scritto con l’obiettivo di essere utile e informativo, per cui ogni rettifica o chiarimento sono i benvenuti!
Le immagini di questo post vengono tutte da questo adorabile post sul blog 100LayerCake. Leggetevelo tutto e guardate la galleria completa per ancora più dolcezze!