Tra i piani fatti e disfatti quest’anno ce n’è uno con cui ho a lungo faticato a riconciliarmi, ovvero la mia presenza a The Love Affair. Se vivete sotto un sasso, o rientrate ora da un ritiro in un ashram tibetano, o ancora avete scelto proprio quest’anno per un digital detox, sappiate che The Love Affair è il secondo evento “alternativo” del settore matrimoni di questo 2014. A marzo c’è stato Unconventional Happening a Roma (e ci sarà di nuovo il 22 novembre a Alessandria) che ha settato l’atmosfera giusta, e proprio pochi giorni prima è arrivata la richiesta di candidature per l’evoluzione di Wedding Factory, la mini-fiera sperimentale che Cristina Di Giovanna già organizzava a Milano da un paio d’anni.
The Love Affair si è presentato da subito come un progetto molto ambizioso. Confesso che quando un comunicato stampa recita “non la solita fiera, un evento unico” ormai mi innervosisco, perché troppo spesso tanti operatori usano questo giro di parole per rivendere poi proprio lo stesso identico approccio delle solite fiere. Fornitori a caccia di firme sui contratti, rivalità, allestimenti sovraffollati da mercato… Ma TLA (come Unconventional Happening, ma in modo ancora diverso) è davvero l’incarnazione del modello The Cream che dal 2010 sognavo di vedere realizzato, un contenitore chic e divertente per accogliere una selezione curata di fornitori che partecipano in prima persona alla creazione di decor e atmosfera. Se UH nella sua vocazione a 360 gradi sull’approccio non convenzionale, accoglie anime diverse, unite in una missione che valorizza le imprese al femminile, i percorsi di crescita e di empowerment, le diversità appunto, TLA richiede un maggiore sforzo dai suoi partecipanti, che insieme creano uno spettacolo omogeneo intorno al concept del matrimonio creativo. Insomma, TLA è sicuramente più inserito nelle mode di settore (come recita il suo payoff: “into the trends, breaking the rules”) ma è anche più concentrato sul settore matrimonio.
Per farla breve, il 20 febbraio ho sottoposto la mia candidatura. Nella proposta immaginavo “la natura che invade lo spazio industriale, con foglie secche e alberi … tanti angoli conversazione tra cui si snodano sentieri disegnati sul pavimento” e mi immaginavo in questo contesto “come una specie di chiromante in una tenda (da maga a fata il passo è breve), pronta a ricevere i dubbi e le domande degli sposi e a risolverli per loro”. Insomma, una cosa così:
Avrei preparato “una serie di tarocchi [con] le figure feticcio dei matrimoni tradizionali ‘la confettata’, ‘il piano-bar’, ‘il lancio della giarrettiera’” (ok, l’idea adesso è nell’etere, prendetela e fatene ciò che volete!) e avrei accolto gli sposi nella mia tenda, per fornire consulenze espresse con quel misto di magia e materna rassicurazione che per me hanno sempre le chiromanti. Che alla fine ti dicono che poi si risolverà tutto.
Vabbe’, poi è successo che ad aprile già mi avevano accettato la candidatura ed ero sul punto di cominciare a organizzarmi seriamente, quando una sposa straniera mi ha comunicato che proprio nei giorni di TLA sarebbe stata in Italia e avrebbe voluto vedermi per sopralluoghi in Toscana. Il matrimonio era di quelli speciali, così ho dovuto annullare la presenza a TLA a malincuore. Poi i sopralluoghi sono saltati ma ormai era troppo tardi. Fine della storia triste.
La parte bella invece, è che ora posso godermi TLA da visitatrice, e lo farò domenica, con un tour de force di appuntamenti. Alle 14 mi troverete alla tavola rotonda a riabbracciare Cinzia Bruschini, alle 16 mi farò un giro con una delle mie spose 2015, alle 18:30 prenderò l’aperitivo con un’altra coppia del 2015 e per finire alle 20 farò un’edizione speciale di #ffair in collaborazione con Federica Visconti (finalmente!). Se ci siete anche voi e mi riconoscete ditemi qualcosa, mi raccomando! Sarà una giornata di abbracci con tante persone che non vedo l’ora di incontrare finalmente di persona. Che alla fine, il bello di queste cose è proprio questo.