Questo post è di interesse universale. È allo stesso tempo un consiglio imprescindibile per gli/le aspiranti wedding planner che mi leggono e uno strumento di scelta per chi si appresta a intervistare colleghi per il proprio matrimonio.
Nel settore ormai c’è talmente tanta confusione e disinvoltura con le definizioni che è difficile identificare i professionisti dagli aspiranti tali.

brand identity di Colleen Ellse
Le basi ormai le conoscete: un vero professionista esercita una professione, appunto, pertanto:
1. ha una partita IVA e
2. richiede un compenso.
Come minimo. Non ci sono alternative.
Poi c’è la questione dell’improvvisazione. Facciamo chiarezza una volta per tutte:
Un/a wedding planner improvvisato/a è una persona che ha cominciato a esercitare la professione senza soluzione di continuità con una passione personale.
Queste persone lavorano come se stessero ancora organizzando il matrimonio della migliore amica. Non percepiscono la differenza tra svolgere l’attività come passatempo, interesse personale, e condurla come una vera e propria attività professionale (che è quello che è veramente). Non si sono posti problematiche di identità (chi sono, cosa offro al mercato, perché il cliente dovrebbe scegliere me invece di un altro, ecc), né obiettivi imprenditoriali (quanto devo fatturare per continuare a lavorare e pagare le spese, quanti matrimoni posso organizzare in un anno, ecc), né hanno stabilito strategie di marketing (quale è il giusto prezzo per il mio servizio, chi è il mio cliente ideale, come faccio a raggiungerlo, ecc).

home office di Yvonne Eijkenduijn
Si può essere wedding planner improvvisati anche se si sono organizzati dieci matrimoni, se non si è mai risposto alle domande di cui sopra. Perché senza un’attenta auto-analisi, una strategia e un piano di marketing si sopravvive per pura fortuna e casualità. Altrettanto facilmente si può sparire domani senza preavviso. Ed è questo che deve spaventare un cliente: il pressapochismo e la superficialità che potrebbero fare sparire il wedding planner a metà del percorso di organizzazione.
Per gli/le aspiranti wedding planner invece è una questione fondamentalmente etica: come potete garantire al cliente l’attenzione e la cura che necessita l’organizzazione del suo matrimonio, se non vi siete presi nemmeno il tempo di pensare e pianificare con attenzione la vostra attività, suprema consacrazione del vostro talento e dei vostri interessi?!

please, come in via Apartment Therapy
Volete un particolare ironico? La capacità di improvvisare è però una delle doti fondamentali di un buon wedding planner! Senza la capacità di cambiare in corsa, adattarvi agli eventi, lavorare con quello che avete, sarete nei guai.
Ma senza pianificazione preliminare non siete un wedding planner.